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MAURIZIO MAGGIANI

C'è un po' di farsa nella lotta al terrorismo

Deve aver pensato in tutta sincerità di aver fatto il colpo grosso della sua carriera professionale il giudice bolognese che mercoledì si è avventato sui media esultando per aver arrestato un quintetto di terroristi islamici in procinto di attentare agli affreschi di San Petronio. Un uomo innocente e candido, quel giudice, assolutamente privo del senso del ridicolo, capace di credere che la rete terroristica che ha fatto saltare in aria il centro di New York e di Washington mandi i suoi emissari a prendere appunti sui futuri attentati, registrando su nastro le prove provate del loro odio per l'Occidente e la Cristianità.

Immagino che quel giudice non segua da vicino il dibattito artistico del suo Paese, altrimenti, ascoltando i giudizi espressi ad alta voce dell'onorevole Sgarbi su numerose opere d'arte, lo avrebbe facilmente scambiato per Bin Laden in persona. Immagino che il fatto che i visitatori fossero marocchini, chiaramente riconoscibili dai tratti somatici come potenziali attentatori, abbia fatto scattare l'allarme delle forse dell'ordine. Chissà se le forze dell'ordine, il giudice, i servizi segreti, si sono adeguatamente informati – così, tanto per avere un po' di quadro generale sotto gli occhi – su che genere di paese sia il Marocco, ad esempio.

Se, tanto per curiosità, sappiano che il leggendario e assai amato capo dell'opposizione di sinistra alla monarchia, il Leone, sia un ebreo, e il capo del fondamentalismo islamico, che in Marocco c'è e si sta espandendo come dovunque, sia una donna, la figlia prediletta di un vecchio e venerato sceicco.

La realtà è assai più complessa di come fa comodo a noi, a noi che abbiamo di credere che possa essere tutta contenuta in un titolo di giornale, in un proclama presidenziale, in un servizio dell'inviato del telegiornale. Abbiamo bisogno di crederlo perché altrimenti dovremmo porci troppi problemi e scoprire di non avere abbastanza strumenti per risolverli; scoprire che siamo estremamente deboli e che la nostra maggiore debolezza è proprio la mancanza di informazioni, l'assenza di un quadro generale decentemente veritiero su cui conformare le nostre azioni e la nostra intelligenza delle cose. Siamo diligenti soldatini di una guerra che siamo invitati a combattere avendo fede illimitata nel nostro stato maggiore.

Il nostro stato maggiore è il Bene e il Bene non lo si interroga né tanto meno lo si discute. Il risultato è che la giusta e complicata lotta contro il terrorismo si sta tingendo di aspetti grotteschi e farseschi, e ciò ci rende ancora più deboli proprio nei confronti del terrorismo. Come stanno le cose non lo sappiamo nonostante apparentemente siamo inondati di informazioni. L'assenza di informazioni si traveste da sovrabbondanza.

Non ci capiamo più niente, e questo può giovare solo al nemico, o al nostro stato maggiore, se i suoi piani sono diversi da quelli che ci ha comunicato. La Cnn ha acquistato un'intera videoteca – da chi? Come è possibile che si trovi sul libero mercato tutta 'sta roba? - per informarci al dettaglio sull'immane potenza del terrorismo. Ci ha informato a puntate, come se il terrorismo fosse una telenovela, lo ha fatto perché la Cnn è una rete commerciale e ha bisogno della massima audience possibile. L'audience si fa con programmi che sfruguglino bene bene le interiora degli spettatori. L'informazione è sfrugugliamento? Dalla monumentale videoteca si viene a sapere che Al Qaida ha sperimentato armi chimiche e lo ha fatto in una zona del nord Iraq. La zona è sotto controllo curdo e protetta dall'aviazione anglo americana, da dieci anni interdetta a Saddam Hussein. Se questo è vero, allora Al Qaida prospera all'ombra del Bene. Ma è vero?

Quanti milioni di immagini, quanti miliardi di parole ci vengono offerte perché siano venerate come il Vero, senza alcuno sprezzo per la contraddizione, l'inattendibilità e il truce commercio dello spettacolo? Quello che oggi siamo chiamati a credere, fortemente credere, è che Saddam Hussein, sia il Grande Male. Saddam è un crudele tiranno, ma cosa lo distingue dai 23 suoi colleghi ufficialmente catalogati come tali dalle agenzie umanitarie dell'Onu? Come conciliare la tirannia laica irachena – unico Paese del Medio Oriente dove è possibile professare la religione cristiana senza alcuna discriminazione, dove i vescovi cattolici esercitano liberamente la loro pastorale – con Bin Laden, nemico numero uno della cristianità? Eppure Bin Laden e Saddam se la devono filare assieme, sennò i conti non tornano. Allora il mare di immagini si condensa e riassume nel volto del presidente Bush e nella sua Parola.

La Parola dilaga in tutto il mondo: credetemi se vi dico che Saddam è la fonte di ogni terrore. E' informazione questa? E' verità su cui conformare il nostro giudizio e la nostra azione? Siamo costretti a dire di sì altrimenti dovremmo mettere in discussione il cuore stesso del Bene. Vi sembra un modo ragionevole di vivere la realtà del mondo? Un modo sensato di governarla? Un buon modo per sentirci uomini liberi?

C'è una qualità a noi ignota di cui sono ricchi gli americani e fa perdonare il grande difetto in altre qualità: non sanno mentire, e se mentono non riescono a farlo a lungo perché nessun cittadino americano disposto a votare è disponibile a sentirsi dir balle oltre una ragionevole quota. Siamo costretti oggi a star qui con le mani in mano sapendo che quello che accadrà del mondo dipende da un fatto: se i cittadini americani, e i media che li tutelano, decideranno che quella quota è stata superata un attimo prima o un attimo dopo che il mondo vada a fuoco.

Maurizio Maggiani – IL SECOLO XIX – 25/08/2002

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