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MAURIZIO MAGGIANI

Il paniere è scienza, il popolo è bue

Perché resti in piedi il mitico PUL, il pensieri unico liberale che ha forgiato il sistema economico in cui viviamo, e dove alcuni di noi prosperano, molti languono, parecchi soffrono, perché non si frantumi in mille pezzi la stanza degli specchi in cui crediamo di vivere da ricchi uomini liberi in prosperoso libero mercato, è necessario mentire. E non più semplicemente dire bugie – le bugie sono diventate così tante che si stanno divorando tra di loro – ma farlo con tale decisione da poter negare la realtà, convincere i cittadini-contribuenti-consumatori, che ciò che loro ritengono sia la realtà – lo spessore del portafoglio, il brontolio dello stomaco, la lettera di licenziamento – non è altro che un abbaglio, un ingenuo errore di percezione. Se l'esperienza diretta, la dura e cruda vita, contraddicono il Pensiero, questo non affare dei pensatori, ma della vita: peggio per lei se non si adegua, vuol dire che non esiste. Si tratta, è evidente, di uno sforzo creativo di ammirevole portata, qualcosa come la costruzione di un mondo fantastico dove ogni cosa che accade, piccola come la spesa di un pensionato genovese, grande come la fame di un popolo, è sconfessata dalla grandezza del Pensiero, che tutto sa e prevede solo e unicamente per il bene e la felicità del pianeta. Quando un pensiero si fa così ambizioso si è soliti chiamarlo ideologia, e, che si sappia, precedenti ideologici di simile portata, anche se meno grandiosi, si ricordano solo nella Russia di Stalin, nella Germania di Hitler e in alcuni riusciti romanzi di fantascienza. Siccome la sgradita realtà ha pur sempre una sua forza, è assolutamente indispensabile che la gente toccata nel vivo dalla realtà impari a convincersi di essere sciocca, incompetente, turbata da perniciose pulsioni eversive. La gente deve saper ammettere di essere incapace di discernere, di sapersi regolare da sola. E se è tanto dura di comprendonio da non farsene una ragione, allora è fin troppo evidente che è essa stessa colpevole di ciò di cui ritiene di essere vittima.

Pare che in questo paese il popolo rumoreggi per un forte aumento dei prezzi; la gente schiamazza e lamenta di essersi impoverita e, peggio che mai, ha proditoriamente diminuito i suoi consumi. Ma cosa gli è preso? L'inflazione praticamente non esiste. E' ovvio che non c'è inflazione, il governo ha saggiamente previsto che non ci sia. L'Istituto preposto alle statistiche, più populista, dice che in effetti ce n'è un pochino. Il governo si fa forte del suo ardito pensiero economico, l'istituto del suo paniere. Il paniere è scienza e il popolo è bue. Se verifichi la scienza del paniere scopri che il modello di cittadino che può ragionevolmente riconoscersi nel tipo di spesa scientificamente calcolato è un signore di mezza età in buona salute, cosmopolita, dedito a numerosi passatempi, con abbastanza risorse per levarsi parecchi sfizi, persino culturali, ignaro del gravoso peso di un affitto da libero mercato: il cittadino ideale, appunto, di un mondo fantastico.

La maestra di scuola che spende metà del suo stipendio per tre stanze, il lavoratore socialmente inutile che si è dato fuoco l'altro giorno, io e molti di voi, non siamo scienza, e se la nostra di inflazione è al 5,6% è solo perché siamo psicologicamente labili, suggestionati da un insano infantilismo. Del resto siamo così gonzi che se ci danno una moneta da un euro la buttiamo via scrollando le spalle, ma se ci mettono in mano una succosa banconota dello stesso valore, ci sembra di toccare il cielo con un dito.

Se avessimo un po' di sale in zucca ce ne staremmo zitti e buoni; con lo stolido baccano che facciamo creiamo attese di inflazione e le attese sono destinate ad avverarsi. Ovvero, i prezzi quando si svegliano la mattina sono bassi, poi arriviamo noi al mercato, gridiamo al lupo al lupo, e i prezzi, spaventati da tanto clamore, si alzano e s'involano. E' interessante notare come tutto avvenga nell'astratto cielo del Pensiero. Si dice che un prezzo sale, non si dice che c'è un tale che scrive una nuova cifra sul cartellino. Le assicurazioni aumentano, ma non risulta che ci sia qualcuno in carne ed ossa che ha stabilito i nuovi listini. E si intasca il sovrappiù.

E' colpa dell'euro, non di chi ne approfitta e sostituisce la L di lira con la E di euro. C'è la ricchezza, non i ricchi, la povertà non i poveri. Personalizzare è pericoloso e da maleducati; non è Pensiero, ma basso sentimento che genera invidia, risentimento, e, Dio ne scampi, addirittura gruppi, classi sociali diverse e magari avverse. Ciò che non vogliamo mai più, perché il nostro sistema, l'Unico, ci vuole tutti nella stessa barca, o, almeno, con l'illusione di esserci. Così il signor Romiti può lamentarsi: “siamo tutti più poveri”. Se non fossi il gonzo che è bene che sia giurerei che non è vero. Molti di noi sono diventati più poveri, sì, altri invece meno ricchi – probabilmente il signor Romiti tra questi - e qualcun altro da qualche parte che più ricco ancora di com'era prima di poter spremere meglio noi gonzi. Ci giurerei che i soldi che sfuggono dalle nostre tasche non si dissolvono, probabile che finiscono nelle tasche di qualcun altro.

Maurizio Maggiani – IL SECOLO XIX – 29/08/2002

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