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CINEMA

Buy: sinistra cara, non ti capisco

La stanza è vuota, come dopo un trasloco, due sole presenze, in piedi tutte e due, lei e una valigia, nel fiume di vento e di luce che soffia dalla terrazza. Sta per partire, ha i minuti contati. Penso: è già di suo una difficile, ho scelto proprio un bel momento per farla parlare, passione per i sesti gradi a mani libere. “Non so cosa ci dobbiamo dire”, mormora a mani intrecciate. Simpatica, deve proprio morir dalla voglia di chiacchierare. Così, guardo la valigia, ha un buon aspetto, solido, massiccio e ricordo. L'altra sera, il pubblico della sala grande le ha tributato un piccolo ma sincero trionfo, in coda alla proiezione di I giorni dell'abbandono, un film gradevole di Roberto Faenza di cui Crespi ha già detto su questo giornale. Nel film, gli occhi, le occhiaie, le guance, la bocca di Margherita stanno per circa un'ora e mezza dentro l'obiettivo: potrebbe sfiancare un coccodrillo, lei ha tenuto. Anzi si è portata a casa il pubblico che l'ha riconosciuta come si riconosce una bandiera: significa che è entrata nel tabernacolo dei simboli domestici, non è un fatto tanto usuale, non oggi se non fai la velina e Margherita è figlia di una cultura che rischia di soccombere a quella delle veline. Per esempio, sa recitare, è un'attrice: siamo già, lo capite, in piena controtendenza.
Ma non basta saper fare il proprio mestiere per riuscire a entrare nel cuore della gente, cos'ha fatto Margherita per meritarselo?
Non so. Mi sono meravigliata anch'io l'altra sera. Mi sono divertita.
Infatti, per gioco hai incoraggiato il pubblico a farsi sentire di più e ti hanno ascoltata. Il film dev'essere piaciuto e tu di più. Fin qua, niente di nuovo… Come non l'hai visto? C'eri eccome, non dire le bugie…
Senti: me ne sono andata poco dopo l'inizio della proiezione e sono tornata, mi hanno costretto a rientrare, poco prima che finisse…
Giura che non hai mai visto il tuo film…
Giuro, è che non ce la faccio. Mi pare che….io lì… insomma non ce la faccio.
Comincio a capire perché ti sei conquistata il pubblico. Forse provano tenero rimpianto per quella massa di insicurezze e di piccole nevrosi che mediamente si fanno estirpare dagli psicoanalisti; la gente paga molti soldi per farsi blindare l'io, il tuo invece sembra così scoperto, così magari gli viene nostalgia per quel che non hanno più voluto essere: fragili, teneri…
Chissà, io forse è meglio che vada dallo psicologo, anzi credo di aver deciso che ci andrò, forse ne ho bisogno…
Senti: com'è andata la tua infanzia? (ride e abbassa gli occhi, quando ride è uno schianto)
Bene, credo.
Ok, passiamo alla pubertà. Problemi a scuola?
Oh, lì era tutto rosso o tutto nero. Seconda metà degli anni '70. Il rosso e il nero, ciascuno col suo modo di vestire e di picchiare. Bisognava schierarsi, era facile farlo anche per me: stavo coi rossi, anni duri ma scelte facili, non come oggi, anni durissimi e scelte molto difficili…
A vederti, pare che le vibrazioni delle tue fragilità abbiano la frequenza giusta per tenerti fuori dalla mischia, che tutto sommato ti difendano dai coinvolgimenti globali, politici…
È vero che non faccio politica, che non posso dire di essere impegnata. Ma sento tutto, vivo tutto quel che posso, non mi sento affacciata al balcone. Le cose del mondo mi toccano eccome, come si fa a restarne fuori? Nel bene e nel male. Io sono stata, sono e sarò di sinistra: sto bene in questa cultura e me lo confermo ogni volta che mi confronto con qualcuno che ha un pensiero di destra. Ma oggi è proprio la sinistra che mi allarma…
Ci siamo. Che vuol dire, non ti piace più, non ti vanno i leader?
Insomma, questa Margherita - l'altra, ndr - che vuol fare? Non si capisce: pare tutto un problema di alleanze, di schieramenti. So che la politica è fatta anche di questo ma non mi basta, anzi mi piace il resto, mi piace la coerenza e invece…
Forza, nomi, cognomi, situazioni. Vediamo gli incoerenti…
Mah, i nomi. C'è gente che adesso ha fatto i soldi, che li ha avvicinati, che li ha toccati. Dicono di essere di sinistra, ma si muovono con ostentazione, si contraddicono in modo forte. Non è che uno ricco non possa essere di sinistra, ma chi è di sinistra deve attribuire un senso diverso al denaro, lo deve vivere in un altro modo…
Tu sei ricca?
Macché. Non ci so fare coi soldi. Poi, preferisco non diventare ricca, ti cambia la testa e io non voglio cambiare…
Posso concludere che sei contenta di te e della tua vita?
Ma insomma, proprio ora, adesso. Moderatamente, un po' sì. Non vivessi in un paese che sta andando a fondo, non vivessi in un mondo che sta andando a fondo… Mi piacerebbe che almeno a sinistra ci stesse la gente di sinistra, invece c'è altra gente, davvero molto più simile a chi sta, giustamente, a destra. Così non si capisce più niente e io non so a chi aggrapparmi: non c'è nessuno che mi convinca a dire “ecco, questo dice e fa giusto, sto con lui”. Mi pare che debba succedere qualche cosa che faccia saltare tutto questo…
Purtroppo, temo che succederà. Forse è meglio non esserci quando si riordinano le carte del mazzo in un baleno…
Di mio, vorrei essere altrove da un pezzo. Anzi, magari ho perso le occasioni giuste…
Di cosa parli?
Del fatto che mi piacerebbe essere non in Italia, in un luogo più aperto, dove c'è più gente che fa il mio mestiere, dove è più facile scambiare, confrontarsi. È così angusto qui, ora…
Forse frequenti troppo la gente del tuo ambiente…
Macché, te l'ho detto. Sto per i fatti miei. Ho una figlia di quattro anni. Devo stare con lei. Ho degli amici, sì. Ma forse mi condiziona davvero molto l'aria pesante di questo paese.
Però, quando questo paese si trasforma in pubblico, in platea, adesso ti ama, ti stima come poche altri artisti. Hai coscienza di essere una brava attrice?
Un po'. So di essere migliorata molto con il tempo. So che posso fare meglio, cresco, cresco. Non sto ferma, questo sì. Ecco vorrei fare teatro, ora. Sul palco sei più sola che sul set. Ma non è vero che il cinema non ti aiuta a crescere come attrice. Che si fa, si va?
Si va. Lei vola a riprendere contatto col set, inizia a lavorare al Caimano di Moretti. Un volo dai sentimenti alla politica. Intanto, io le sposto quella bella valigia, massiccia e sicura che mi ha aiutato nei momenti difficili.
Intervista di Toni Jop – L’UNITA’ – 08/09/2005

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