BIBLIOTECA | | EDICOLA | | TEATRO | | CINEMA | | IL MUSEO | | Il BAR DI MOE | | LA CASA DELLA MUSICA | | LA STANZA DELLE MANIFESTAZIONI | | | NOSTRI LUOGHI | | ARSENALE | | L'OSTERIA | | LA GATTERIA | | IL PORTO DEI RAGAZZI |
Addio Girotti, divo d'Italia |
È uscito di scena in silenzio, Massimo Girotti. In perfetta sintonia con il suo modo schivo e appartato di intendere la vita: da silenzioso, da antidivo per eccellenza. Aveva 84 anni e il cuore se lè portato via il 5 gennaio in una camera del Policlinico di Roma. La prima domenica del nuovo anno. Un anno che segna il suo ritorno al cinema in "La finestra di fronte" di Ferzan Ozpetek, che gli aveva permesso anche di festeggiare i 64 anni di carriera. E nel quale interpreta il ruolo di Davide, uno smemorato che viene accolto da Giovanna (Mezzogiorno) e da suo marito Filippo (Nigro). Un ruolo lontano anni luce da quelli che avevano caratterizzato la sua carriera. |
|
Filmografia su Kataweb
Massimo Girotti e Clara Calamai in Ossessione (Visconti, 1942) |
---|
Una carriera da bello, come è stato più volte scritto e come verrebbe da sintetizzare per semplicità e comodità. Ma gli si farebbe un torto. Perché Massimo Girotti, nato il 18 maggio 1918 a Mogliano (Macerata) non è stato semplicemente un bello con lanima, un seduttore (cinematografico) a tempo pieno. La sua è una carriera dattore da ricordare soprattutto per la qualità delle scelte. Certo, agli inizi la bellezza aveva giocato la sua parte. Figlio di un farmacista, del quale i fratelli continueranno la professione, terminato il liceo si era iscritto alla facoltà di ingegneria nella Capitale. E si era dedicato allo sport, come nuotatore nella squadra Lazio. Complicità o casualità della vita, lallenatore di quella squadra, Fulvio Jacchia, lavorava anche nel cinema come scenografo e lo segnalò a Cinecittà. Ovviamente, la prima particina che viene affidata allatletico giovanotto è quella del bello in Dora Nelson di Mario Soldati. Protagonista era una delle dive incontrastate di quel tempo, Assia Noris. E il 1939. Nel 1941 Alessandro Blasetti lo chiama sul set di La corona di ferro, più per la prestanza del fisico che per le qualità artistiche. Girotti conquista il pubblico, nei panni delleroe che combatte a fianco del re (Gino Cervi). Lanno successivo, Roberto Rossellini lo scrittura per Un pilota ritorna, soggetto di Tito Silvio Mursino, anagramma di Vittorio Mussolini, figlio del duce e presidente dellAci, la società produttrice.
Ma è con Ossessione di Luchino Visconti, ispirato a Il, postino suona sempre due volte, che si impone. E inizia un sodalizio con il cinema dautore che, pur tra molti intervalli, ne caratterizzerà la carriera. Nel dopoguerra è con Giuseppe De Santis in Caccia tragica. Nel 1949 è un giovane magistrato arrivato in Sicilia per combattere la mafia ne In nome della legge di Pietro Germi. Locchio azzurro, lo sguardo penetrante, il fare nobile, Massimo Girotti diventa una delle presenze del cinema italiano e dellimmaginario di molte spettatrici. Con Michelangelo Antonioni, nel 1950, cè un nuovo scarto, un salto in avanti verso una dimensione dattore più completa e sfaccettata. Il film è Cronaca di un amore, nel quale recita accanto a Lucia Bosè, icona dellimmaginario del pubblico maschile. La bellezza, insomma gioca la sua parte, ma senza oscurare le qualità recitative. Tenere testa ai desideri di Antonioni, al suo cinema intimista, psicologico e indiretto, è impresa sempre complessa. Girotti riesce nellimpresa e regala a Guido lintensità che il regista voleva. Nel 1952 è in Ai margini della metropoli di Carlo Lizzani.
Lanno successivo ritrova Giuseppe De Santis che lo dirige in Un marito per Anna Zaccheo di De Santis. Ma è nel 1954 che interpreta il film che più sarà ricordato nelle cronache del cinema: Senso di Luchino Visconti. Nel quale è il patriota Roberto Ussoni. Un ruolo a tutto tondo che Girotti caratterizza con foga recitativa. Visconti, De Santis, Antonioni: tre tappe che sembrano avviarlo a stagioni felici. Invece, il cinema quasi un po si scorda di lui. Oppure lo confina nuovamente nei ruoli di bello e atletico. E una stagione di peplum quella che si affaccia alorizzonte. Nella quale Girotti riprende la collaborazione con Riccardo Freda, iniziata nel 1950 con Spartaco, che darà vita, nel decennio doro Cinquanta-Sessanta, ad una sequenza di kolossal epici: Erode il grande, I giganti della Tessaglia, Romo e Remo, Oro per i Cesari.
Nel 1961 lo troviamo anche in una parodia, Il giorno più corto di Sergio Corbucci, dove la Prima guerra mondiale è sfondo e contorno per altre avventure. La sua sembra diventata una carriera in penombra, dopo la stagione dei grandi autori. O più semplicemente una carriera di ordinaria amministrazione, in cui cè spazio anche per una parte nellepisodio Streghe da bruciare in Le streghe, film diretto a quattro mani da Mauro Bolognini e Vittorio De Sica. Ma allimprovviso, la casualità o le coincidenze tornano a giocare un ruolo. E il 1968 e Pier Paolo Pasolini gli offre la parte che dà inizio ad una seconda vita artistica: lemblematico borghese di Teorema. Parte difficile, estrema, per alcuni aspetti: basti citare la scena in cui, nudo, gira per la stazione Centrale di Milano. Ancora una volta, Massimo Girotti vince la sua scommessa. Anche nei confronti di quel passato da bello e atletico, che sembrava ormai solo una dannazione. Il sodalizio con Pasolini avrà un seguito, lanno successivo con Medea.
Di lui e delle sue capacità dattore si ricorda Bernardo Bertolucci per Ultimo tango a Parigi, dovè lamante della moglie di Marlon Brando. Un personaggio al quale regala una struggente e lucida delicatezza. Il resto fa già parte del presente. Pagine di una vita dattore che tende sempre più a defilarsi dalle luci della mondanità. Cè un po di televisione, non molta. Le ultime due volte, in ordine temporake, sono in una fiction tedesca, Der Kardinal Der Preis der Liebe, accanto a Horst Tappert, uno che alla tv e allispettore Derrick deve tutto e anche qualcosa in più. E nellitaliana Senso di colpa di Massimo Spano con Vittoria belvedere e Barbara De Rossi. Poi cè il riapparire costante al cinema in Agnese va a morire di Giuliano Montaldo, Monsieur Klein di Joseph Losey, Linnocente di Visconti, Passione damore di Ettore Scola. Ai quali seguono film di giovani autori, che immancabilmente bussano alla sua porta in cerca di quelnonsochè che solo lui sa regalare ad un personaggio.
Sempre e comunque in film di qualità, come di qualità è sono state la sua vita (fuori dal set) e le sue scelte. Che ha sintetizzato in quella che è molto più di unepigrafe: Interessarsi alle cose, alla politica, a tutto quello che accade intorno a noi, avere dei progetti e il gusto di leggere. Dette così sembrano facili. Metterle in pratica non è da tutti. Massimo Girotti cè riuscito. Con la sua semplicità di uomo senza vanità.
|
MOTORI
DI RICERCA | UFFICIO
INFORMAZIONI | LA
POSTA | CHAT
| SMS
gratis | LINK
TO LINK!
|
LA CAPITANERIA DEL PORTO | Mailing
List | Forum | Newsletter | Il
libro degli ospiti | ARCHIVIO
| LA
POESIA DEL FARO|