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Meg: 99 Posse sono abbastanza, ora canto da sola |
E' un piccolo paradosso della modernità: fuori e dentro il business, battagliera urlatrice e cantante sottovoce. Meg, nome d'arte di Maria Di Donno, esce dai 99 Posse (il gruppo di Curre Curre Guagliò nato nel '91 in un centro sociale napoletano è in pausa di riflessione) e scrive un disco tutto suo, intitolato come lei, dove si muove come una libellula tra la techno minimale alla Bjork e orchestrazioni anni Cinquanta, come se in lei esistessero due aspetti complementari: un lato inquieto e politico e l'altro onirico, pacifico, a colori pastello come un ricordo d'infanzia. Un disco dove convive un canto dedicato al lavoro nei campi e una cover di un pezzo storico della musica popolare brasiliana: senza paura di Vinicius de Moraes: Mio padre aveva moltissimi dischi brasiliani. Da bambina mi colpì quella canzone in particolare, con la sua spinta liberatoria quando dice: va per la tua strada senza paura. Questo è l'importante, visto che oggi siamo attanagliati dalle paure. Qual'è la sua parola più grande?
La falsificazione della realtà che ci viene propinata dalla maggior parte delle testate giornalistiche. C'è paura delle verità, basta vedere cosa è successo a Indymedia (il network internazionale di informazione indipendente, ndr), a cui hanno fatto un blitz e sequestrato gli hard disk. Oggi dire la verità diventa un modo per essere chiamati terroristi. Un esempio per tutti: le due Simone tornate dall'Iraq che non appena hanno detto in maniera toccante e apolitica che avrebbero voluto subito tornare in Iraq dai loro bambini, sono state tacciate di estremismo, di filo terrorismo. Addirittura ho letto su Libero: io le prenderei a calci nel culo e le farei tornare in Iraq. Come se il mondo girasse alla rovescia. A testa in giù come diceva Eduardo Galeano.
La politica dunque c'è ancora nei testi di Meg, anche se in maniera più personale rispetto a quella dei 99 Posse?
La affronto in maniera diversa come una scrittura fatta più di immagini, di metafore. Una scrittura appresa anche dagli ascolti di bambina, da De Gregori a Dalla, che affrontavano temi politici in maniera più obliqua, attraverso immagini, storie raccontate.
Generazioni di cantautori politici a confronto. Ma dopo l'esperienza delle Posse, che fine ha fatto l'impeto sociale? Perché non sono ancora nati i nuovi 99 Posse?
I posse hanno fatto musica e politica per quindici anni. Ora, dopo tanta sovraesposizione, forse abbiamo bisogno di portare avanti un discorso più esistenziale. Di contro c'è il fatto che i nuovi ventenni hanno un altro tipo di modalità espressiva. La cosa che ci risolleva è che la gente continua a scendere in piazza, che ci sono persone come Michael Moore.
Non sarà che anche il linguaggio musicale politico ha bisogno di aggiornarsi?
E' vero. A proposito mi ha molto colpito molto quel che ha detto al Social Forum di Londra una scrittrice nera: cerchiamo di non far diventare questi incontri delle riunioni tra i soliti che conoscono esattamente problemi e tematiche di cui si sta parlando. E' un'esigenza forte trovare nuovi metodi espressivi. Forse è anche per questo che non sono nati i nuovi 99 Posse, perché in quella forma ci sono già stati, hanno già detto ciò che dovevano dire.
Con i 99 suonaste a Genova 2001: che ricordo si porta dentro?
Sconcerto. Siamo usciti dallo stadio Carlini e dopo pochissime centinaia di metri, lontanissimi dalla famosa linea rossa, siamo stati caricati barbaramente dalla polizia, senza alcun pretesto. Nel giro di pochi minuti è stato ucciso Carlo Giuliani. Il ricordo nitido che mi ha accompagnato è stata la sensazione che Carlo potevo essere io, o chiunque altro di noi. Una sensazione di terrore, impotenza.
E' stufa di sentirsi dire che proprio ora che ce n'era più bisogno i 99 Posse si sono presi una pausa? Sì, mi viene da dire: fate qualcosa anche voi! Evidentemente siamo creature strane, abbiamo bisogno di toccare il fondo per poter risalire su, elaborare una risposta. Significa che la maggior parte della gente questo fondo ancora non l'ha toccato e dunque niente rinascita artistico-politico. Di musicisti però che non obbediscono al marketing ce ne sono in giro, ad esempio Elio e le Storie Tese, che peraltro collaborano al disco. Gli Elii sono cari amici, ci vogliamo molto bene. Soprattutto loro sono i veri maestri dissacratori di ogni paura, sono proprio loro il gruppo più politicizzato dei giorni nostri. Intervista di Silvia Boschero L'UNITA' 21/10/2004 |
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