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Il falso comico |
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Per profondità o
semplicità democratica, Berlusconi ritiene che tutto gli
sia permesso in quanto è stato eletto dall'elettorato
italiano. Nel passato la sua prepotenza era condizionata ai
benefici delle proprie imprese, all'amicizia di Craxi o ai gol di
Van Basten ma ora è il popolo, il popolo italiano, quello
che lo ha innalzato alla testa di una maggioranza democratica.
Questi sono i suoi poteri. Come fosse l'apprendista di uno dei
grandi comici del neorealismo italiano, Berlusconi applica alla
direzione della politica europea la gestualità e il
sistema di segni di uno qualsiasi dei protagonisti dei Soliti
ignoti, quello splendido spettro di comicità
patetica. Indimenticabili alcuni dei suoi eccessi di protocollo,
come l'aver piegato la mano in un segno di corna sopra la testa
dell'allora ministro degli esteri spagnolo, signor Josep Piqué.
Quando il ministro si vide fotografato sotto una profezia (o una
constatazione) tanto grossolana, tentò di discolpare
Berlusconi riconoscendogli il diritto a essere
differente. E' bastato che un parlamentare socialista gli ricordasse la propria condizione di processato dalla giustizia italiana, scampato grazie a una legge di immunità che si è disegnato su misura, perché da sotto la cintura del cavaliere prorompesse un codice linguistico senza precedenti. Nel parlamento spagnolo l'aragonese Labordeta, cantante e scrittore impegnato a sinistra, è solito emergere d'un balzo nelle convenzioni parlamentari mandando affanculo e nei posti e nei modi più sconvenienti gli irascibili deputati della destra che lo rimproverano. Ma Labordeta è un cantante e un poeta, pertanto nessuno gli disputa il diritto all'impiego di licenze e metafore. Berlusconi, che si sappia, non è un poeta né è arrivato dov'è arrivato arrampicandosi sulle metafore. Per questo quando insulta un deputato socialista europeo chiamandolo capo di campo di concentramento nazista, perché lo incalzava con il ricordo dei suoi disastri politici e morali, lo insulta sul serio con tutte le conseguenze, e conferma i sospetti con i quali gli europei hanno accolto la possibilità che la presidenza Berlusconi abbia l'effetto di una roulette russa. Lo stile è l'uomo, dicevano gli esteti fra due guerre, quali guerre non importa. Per fortuna questa presidenza trascorre in coincidenza di una lunga estate, periodo di vacanza durante il quale l'Europa si converte in un'entità improbabile, ma a partire dalla rentrée resteranno quattro mesi perché Berlusconi imiti se stesso e rimanga impregnato di tutte le pastiches che mette in scena come succedaneo della poetica e dell'ideologia di un neoliberalismo economicamente autoritario e ideologicamente teologico. Non essendo dotato del doppio o triplo linguaggio che esige la non-verità trasformata in politicamente corretto, quest'uomo può rovinare l'Europa con maggior efficacia di quella mostrata da Bush, Blair e Aznar quando si riunirono alle Azzorre nell'atto di fondazione dell'Asse atlantico che avrebbe affrontato la lobby familiare di Saddam Hussein. Necessitiamo di un piano urgente ed europeo per controllare Berlusconi, almeno durante i sei mesi di presidenza continentale. Dopodiché tornerà a essere un problema fondamentale per gli italiani, che gli hanno permesso l'accesso alla statura degli statisti. Manuel Vasquez Montalban IL MANIFESTO 03/07/2003 |
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