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MUSICA
Giancarlo Susanna
– L'UNITA' – 12/02/2002

Folk fuoco e fiamme


Senza di lui Dylan non sarebbe stato Dylan. Senza di lui non conosceremmo un classico assoluto come House Of The Rising Sun, e forse la grande epopea della musica americana avrebbe preso una strada diversa. Si è spento domenica 10 febbraio Dave Van Ronk, uno dei folksinger più autorevoli del folk revival americano degli anni '60. Il decesso è avvenuto al policlinico di New York in seguito all'aggravarsi di un cancro al colon. Noto e stimato anche in Italia, dove era arrivato grazie a Giancarlo Cesaroni (cuore e mente del romano Folkstudio), Van Ronk aveva continuato a fare concerti e a incidere dischi fino allo scorso novembre, quando si era sottoposto a un intervento chirurgico. Nato a Brooklyn il 30 giugno nel 1936, Van Ronk aveva imparato a suonare la chitarra e il banjo da autodidatta e aveva cominciato a suonare in gruppi jazz a New York. Il primo coinvolgimento con il folk risale al '57, quando lavorò con la grande folksinger Odetta. La sua passione diventò sempre più forte e nel '59 firmò un contratto discografico con la Folkways, anche se il suo primo disco, pubblicato proprio quell'anno, uscì su etichetta Lyrichord. Nel '62 passò alla Prestige e nel '64, dopo aver fondato i Ragtime Jug Stompers, alla Mercury.

L'ultimo evento di grande rilievo cui prese parte fu il concerto per il Cile organizzato nel '74 da Phil Ochs, in cui erano presenti tra gli altri anche Arlo Guthrie e Bob Dylan. In quell'occasione Van Ronk partecipò a una versione corale di Blowin' In The Wind e abbracciò quello che molti consideravano il suo allievo più illustre e fortunato. La loro amicizia risaliva al '61, quando il giovanissimo Dylan era arrivato a New York. “I due musicisti che più attiravano Bob – scrive Robert Shelton in Vita e musica di Bob Dylan (Feltrinelli) – erano Dave Van Ronk e Jack Elliott, giustamente ritenuti i migliori cantanti folk del Village. Elliott era la reincarnazione vivente di Woody (Guthrie), una specie di campagnolo di città del quale una volta Guthrie ebbe a dire: “Jack Elliott assomiglia a me più di me stesso”. Van Ronk era invece un'intellettuale di città, bianco, che interpretava magistralmente le canzoni dei neri e i blues. L'impatto di questi due artisti su Dylan fu enorme. Dave Van Ronk era la massima autorità musicale di MacDougal Street, un uomo alto, loquace, irsuto, per tre quarti, o più precisamente per tre quinti, irlandese. Con la sua testa di capelli castano chiaro e la sua barba leonina, che si accarezzava in continuazione, faceva pensare a un letto sfatto sul quale fossero ammassati libri, copertine di dischi, pipe, bottiglie di whisky vuote, versi di poeti sconosciuti, plettri e corde di chitarra rotte. Fu il primo guru du Dylan a new York. Era un museo vivente di blues.”

Le cose tra i due non erano sempre andare liscie, ma Van Ronk, pur sorpreso e irritato dal “furto” del suo arrangiamento di House Of The Rising Sun, un tradizionale che qualche anno dopo sarebbe diventato celebre in tutto il mondo nella versione elettrica degli Animals, non nutrì mai del risentimento nei confronti di Dylan. Erano piuttosto gli altri a prendersela con il modo di fare di quel ragazzino presuntuoso: “Bob sapeva esattamente quello che voleva – disse il proprietario del Folklore Center Izzy Young al primo biografo di Dylan, Anthony Scaduto – sapeva maneggiare la gente e quando non sapeva più che farsene la piantava lì. Tanto per fare un esempio era capace di starsene tre giorni di seguito a casa di Van Ronk, a bere, a dormire e ad ascoltare musica e poi quando veniva al negozio non diceva una parola su Van Ronk. Oppure stava una settimana con Jack Elliott e poi andava da Van Ronk senza neppure nominare Jack Elliott. Ti dava sempre l'impressione che s'interessasse solo a se stesso”. Ma nella biografia di Scaduto compare anche questa dichiarazione di Van Ronk: “Certo la prima volta che lo vidi, al Wha?, dove accompagnava Freddy Neil, non era che un debuttante. Aveva una certa esperienza. Ed era provvisto di doti naturali, dava l'impressione di essere uno che conosce tutte le regole e le trasgredisce regolormente...Si mascherava da quello che non sa nulla ma si capiva che sapeva quello che faceva e che ignorava le regole deliberatamente; e la cosa funzionava”. E ancora: “Fra noi ci fu uno scontro terribile per via di House Of The Rising Sun. Da quella spugna che era sempre stato, assorbiva qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, si era impadronito del mio arrangiamento. Prima di entrare in studio mi chiese: “Senti Dave, ti dispiacerebbe se incido la tua versione di Rising Sun?” E io “Bè, Bobby, visto che fra poco vado anch'io vorrei inciderla io”. Dopo un po' lo richiese di nuovo ed io ancora una volta gli dissi che volevo farla io, e allora lui: “Accidenti l'ho già incisa e non c'è più niente da fare perché la Columbia la vuole”. Non ci parlammo più per quasi due mesi. Non mi chiese mai scusa, questo devo riconoscerglielo”. L'aneddoto è entrato nella leggenda, ma alla fine dice molto sul ruolo che Van Ronk ebbe nel far conoscere certe canzoni a un pubblico che ignorava le origini del folk e del blues. “I ragazzi bianchi che arrivavano a Washington Square Park per cantare e suonare la domenica mattina non sapevano veramente cose fosse il blues – scrive Ira Mayer nelle note di copertina dell'album che raccoglie le incisioni di Van Ronk per la Prestige – ma erano pronti ad accettare una nuova forma – ammesso che fosse legata in qualche modo a quello che già conoscevano (...) Van Ronk fece tuttavia qualcosa di più che colmare un vuoto culturale. Era là come un'influenza e per essere influenzato dagli altri, in un momento in cui un gruppo di musicisti folk commerciali (il termine non è usato in modo negativo) stava raggiungendo la maturità”.

Un uomo innamorato della sua musica e capace come pochi altri di farla amare. Ecco come ci sembra bello ricordare Dave Van Ronk. Ci pare ancora di vederlo, arrampicato su uno degli improbabili sgabelli del Folkstudio con l'immancabile bicchiere di whisky in mano a scambiare due chiacchiere con Cesaroni. Se il folk e il folk rock – con i Byrds, i Lovin' Spoonful, i Mamas & Papas , i Buffalo Springfield e tanti altri, fino ad arrivare ai R.E.M. - ha fatto tanta strada ed è stato capace di raccontarci il cuore dell'America lo dobbiamo anche a lui.

Giancarlo Susanna – L'UNITA' – 12/02/2002

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