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Giovanni Rebora

Santità, ci lasci quelli di gola ma non li chiami mai più peccati


Il piacere è un diritto degli uomini e slow food è un movimento che rivendica per tutti il diritto al piacere. Lo so che i peccati capitali sono sette, ma so, fin dal tempo in cui facevo il chierichetto, che tutti gli altri peccati trovano comprensione e sono citati nelle prediche in casi eccezionali o, comunque, raramente. La gola e la lussuria,. Invece, sembrano i peccati veri, quelli da reprimere.

Sarà che tutti ricchi e poveri, abati e guerrieri, nobili e plebei, sanno essere a loro modo golosi o lussuriosi, e perciò se ne parla male soprattutto perché questi peccati sono diffusi in tutta la gente, la nostra cultura è intrisa di questa idea di peccato, e non solo la nostra, anche altre preferiscono reprimere il sesso e la gola piuttosto che ben più gravi peccati purtroppo diffusi e tollerati.

Un esempio? Le guerre sante. Mai che si legga di una santa abbuffata, o di piacevoli santi incontri.

Abelardo e Eloisa ci avevano provato e sono passati alla storia per la punizione subìta. Dante, quello di Benigni, manda in purgatorio perfino un papa, affinché “purghi per digiuno, l'anguille di Bolsena e la vernaccia”. In un manuale per confessori del Trecento, conservato a Bologna, si fa chiedere al penitente se per caso non avesse mangiato fegatelli, o altro cibo non adatto alla sua condizione.

Già, perché la condizione, comunque di ricco era sufficiente per correggere la gravità del peccato. I conventi femminili del Cinque, Sei e Settecento consumavano quantità esagerate di cibi raffinati e costosi; Bartolomeo Scappi autore di un notissimo libro di cucina pubblicato nel 1570 era “cuoco segreto” di Papa Pio V. A queste persone capitava anche di essere dispensate dall'obbligo di astenersi dal consumare carne al venerdì, vigilie varie compresi i sabati e Quaresima.

Nonostante sia passato molto tempo, nonostante il secolo dei lumi e quello successivo, di Edison, la gola resta un peccato. Viene benevolmente perdonato, ma se, come chi scrive, s'impegna nello studio della storia dell'alimentazione del cibo e della cucina, suscita sorrisi di sufficienza da parte di intellettuali anoressici o peggio.

Ora, tra venti di guerra, guerre in atto e terrorismo, può darsi che ci vengano perdonati peccati di gola.

Ben venga la richiesta di tanti illustri francesi volta a “derubricare” questo peccato, vuol dire che per qualche deluso non sarà più una trasgressione per altri si apriranno speranze e divieti e leciti convivi e a noi vecchi peccatori sarà concesso di godersi in pace ciò che Platina chiamava l'honesta voluttade.

Giovanni Rebora – IL SECOLO XIX – 13/01/2003


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