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Giovanni Rebora

Voglio conoscere l'inventore dei gamberi taroccati



Francesco Balducci Pegolotti, alla fine del Trecento, fece una "pratica di mercatura" in cui, nelle pagine finali, metteva in guardia contro le frodi in commercio, non solo alimentari. Sono passati anni da allora, e noi ci troviamo ancora a combattere contro una disonestà che non dovrebbe più avere ragione di esistere.

Ve lo ricordate il metanolo? No, credo di no, la gente non ricorda nulla e continua a farsi infinocchiare: basta accendere il televisore e farsi raccontare delle incredibili truffe di cui possiamo e vogliamo essere vittime. Pare che sia ancora in voga la truffa dell'orologio, con tanto di compare!

Ora leggo che "Salute e Gusto" ha fatto la sua brava inchiesta e ha trovato cose come topi nel pop corn (ma perché non si comprano le vecchie noccioline?), riso infestato da parassiti (acquistato oltre la stagione e venduto senza scrupoli) per non parlare della "pasta fatta in casa", in casa di chi? Chi è il mago che fa in casa pasta di semola di grano duro?

Ma non è finita, c'è anche chi fabbrica gamberi finti. Come diceva Bacchelli, il Buon Dio fece l'aragosta mettendole addosso un sacco di oggetti inutili che aveva scartato dalle altre produzioni.

Ma la fece buona anche se difficilissima da riprodurre. Anche i gamberi sono difficili da riprodurre e io, nella mia incorreggibile buona fede, non avrei mai pensato che un artigiano, ingegnoso fin che si vuole, si fosse incaricato di camuffare della carne di pesce dandole la forma e il colore del gambero. Né avrei mai pensato che esistesse qualcuno che non conoscesse la bestiola, presente, seppure in forme diverse, sia nel mare sia nei fiumi e ruscelli di montagna.


Insomma, nessuno dovrebbe poter vendere un gambero finto, lo conoscono tutti, marinai e montanari. E invece no, si trovano a Milano: "falsi gamberi nei supermercati", pare che secondo il magistrato i dirigenti avrebbero dovuto accorgersi della truffa, ma cosa dirigono?


Ormai la merceologia non si insegna più, poveri nani, come possono fare, a scuola nessuno li ha avvertiti e la vita, forse, non ha insegnato nulla. Capisco che alcune macellerie possano essere state trovate in condizioni igieniche non conformi alla legge, ciòè cattivo e va corretto, e dipende anche dal momento della visita, ma le cose che hanno superato i limiti di età sono facilmente controllabili, e lo sono anche i cibi "biologici", possibile che questi ultimi non suscitino i sospetti di nessuno? Quanto ai reati gravi, come i prodotti "rietichettati", non dovrebbe esistere la minima indulgenza e tanto meno per i medicinali, il fatto che siano di impiego veterinario è irrilevante: il reato è grave e basta.


Però io vorrei sapere cosa vogliamo dalle istituzioni, se incappiamo in tutte queste truffe, se non perdiamo occasione per farci infinocchiare, se non impariamo mai che la colpa è nostra, se i diffidenti sono antipatici, se l'impegno e la ricerca almeno dell'informazione sono noiosi, allora dovremo pagare le tasse e accontentarci delle chiacchiere, intanto il nostro senso critico è solo ribellismo da operetta.


P.S. Nonostante quanto ho scritto, vorrei conoscere l'artigiano che sa fare i gamberi, deve essere bravo, visto che anche il Creatore sembra essersi ingegnato al limite della Sua infinita pazienza.


Giovanni Rebora – IL SECOLO XIX – 16/07/2004





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