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di Ida & Mario

A NOI PIACE SOFFRIRE



RISTORANTE “STEAK HOUSE”
Piazzetta Aniello Falcone, 2 – Napoli
Tel. (081) 5782306


Il nome non è particolarmente originale, ma in una città nella quale vi rincorrono con i porpetielli affogati e il pesce spunta ad ogni angolo mangereccio, gestire un locale dove la specialità è la carne ha dell’originalità intrinseca. Prendete accuratamente nota dell’indirizzo, perché la porta del locale tende a mimetizzarsi, in un angolo di Vomero dove gli incroci sembrano tutti uguali e la “piazzetta” non è altro che un incrocio un poco più largo degli altri. Prendete accuratamente nota del numero di telefono, perché prenotare è sempre consigliabile.

Il locale si caratterizza per la sovrabbondanza di legno e per l’attrezzeria di vario genere appesa alle pareti, e poi per il suo non essere particolarmente adatto a chi soffre di claustrofobia: stretto, con molti tavoli addossati gli uni agli altri, col soffitto basso reso ancora più incombente da piccoli soppalchi – sempre di legno, ovvio – che nella parte inferiore hanno rastrelliere a cui sono appesi bicchieri di ogni genere. Però è caldo, e il personale è simpatico e alla mano, le tovaglie a quadroni fanno subito churrascaria, o trattoria, se preferite.

Vi sconsigliamo di accettare “gli assaggini di antipasto” perché sono cose buonissime servite in copia – parmigiana di melanzane calda, mozzarella di bufala, ricotta e salumi - che da sole vi sazieranno, non lasciando nessuno spazio per la specialità del locale: carne ottima, tenera, cucinata rigorosamente su enormi griglioni con brace di legna. Il menù specialistico è vasto, e per gli intenditori spazia dall’angus beef alla carne argentina alla tagliata di chianina; si tratta di carni rigorosamente certificate, o almeno così è dichiarato (copie delle certificazioni sono appese alle pareti in mezzo all’attrezzeria), ma se non vi fidate che ci siete venuti a fare?  Meglio i porpetielli.

Anche la presentazione ha un suo fascino. Sulla vostra tavola troverà posto un fornello a spirito, che viene acceso e sul quale viene posto un colossale vassoio metallico che contiene la vostra ordinazione “carnale” e tutto un mondo di contorni: patate fritte, insalata mista, ravanelli, finocchi, sedano, scamorzetta affumicata grigliata e altro. Si consiglia – ma ce n’è bisogno? - di mangiare la carne direttamente dal vassoio, perché il fornello la mantiene calda fino all’ultimo, e di provare ad innaffiarla con birra, magari non filtrata, invece che con il solito vino rosso.

Per chiudere il pasto vi viene proposta una “tagliata di frutta”, e vi presentano un secchiello di ferro pieno di ghiaccio tritato dal quale spuntano mezze banane sbucciate, fette di cocco, chicchi di uva, fichi, mini cantalupo svuotati riempiti di polpa frullata e limoncello con cannuccia e bandierina, mini cornetti Algida.

Il conto è onesto, la digestione – prevedibilmente - sarà lenta e difficile. Ma se amate la carne, alla Steak House ci tornerete. 

(visitato a fine Maggio e a fine Giugno  2002)



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