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A NOI PIACE SOFFRIRE |
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RISTORANTE
"ANTICO VICO" |
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Gaeta è una deliziosa cittadina sul mare, lontana quanto basta da Napoli per sfuggire al rischio di essere satellite del capoluogo. Noi ci siamo arrivati una domenica di tarda primavera, calda di sole non bollente. Il porto era pieno di bambini, bianco e azzurro, cosparso di tranquilli bar con i tavolini di vimini all'aperto, dove si inseguivano pigre chiacchiere familiari di barcaroli e turisti storici del luogo. A completare il quadro, ancorata in porto una nave scuola della Marina aperta alle visite dei familiari dei cadetti, giovanissimi, bianchi e azzurri pure loro. Proprio alle spalle della piazzetta del Porto, in un vicoletto del centro storico che dà il nome al locale, c'è un ristorante di pregevole livello, fresco, le volte interamente affrescate con scene di vita paesana, di modo che mentre siete seduti fate parte del paesaggio, guardate dritto in faccia i pescatori e le lavandaie e loro guardano voi, e tutti guardate il passeggio sulla via. L'atmosfera è placida e "locale", ma il servizio è impeccabile, come e più che nei grandi ristoranti cittadini. I camerieri sono in divisa - dettaglio ormai raro da ritrovare in giro - e tutto quel sole entra dai finestroni e rende il posto piuttosto caldo, e gradevole. Così il cibo, freschissimo e ottimamente cucinato e presentato Io ho provato i ravioli di pesce, ripieni di gamberi e coccio e cotti nel sautè di frutti di mare, una presentazione originale e senza difetti; e il misto di pesce al cartoccio, perfetto nella sua estrema semplicità (trancio di coccio, cozza, vongola, tartufo, fasolare, tellina, pomodorino, zucchina, filo d'olio). La degustazione è stata confortata dalla certezza che quel pesce era ancora vivo nella prima mattinata, quando è arrivato al ristorante provenendo direttamente dai noti mercati generali di Formia. Su tutto, l'Asprinio di Aversa delle Cantine "I Borbone", un bianco non notissimo e secondo noi - ma è questione di gusti - di gran lunga superiore alla più nota Falanghina del Taburno. Il conto è proporzionato alla qualità del cibo, e una lunga passeggiata sul molo a curiosare tra le bancarelle del mercatino all'aperto vi concilierà con la digestione, sicuramente non laboriosa. Quando andate via, non dimenticate di buttare un occhio verso le colline che circondano la cittadina: rimarrete colpiti da quella che è stata da noi denominata "la casa dell'architetto pazzo", ovvero una serie di palazzine che, grazie ad un modus construendi molto originale, danno la netta sensazione di essere storte, fuori squadra e in procinto di crollare da un momento all'altro. (visitato a Maggio 2002)
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