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Conte: "Con Razmataz continuo a divertirmi" |
Come considera l´operazione Razmataz? Non pensa che una maggiore ricercatezza nella messa in scena avrebbe aiutato il pubblico a entrare meglio nella storia? Una cosa è il lavoro multimediale Razmataz realizzato in dvd, che contiene due ore abbondanti di storyboard sonorizzato, musicato, narrato e recitato. Una seconda cosa è il disco omonimo che raccoglie una selezione di musiche e canzoni del dvd. Una terza sono le mostre del materiale scenico ospitate in bellissimi posti in giro per il mondo. Un´ultima cosa sono i concerti che contengono in massima parte brani del mio tipico repertorio con l´aggiunta di non più di cinque brani del vaudeville sopra descritto. Sono soddisfattissimo di tutta questa fatica la cui realizzazione mi ha regalato anni di impagabile divertimento. L´opera avrà sviluppi televisivi o cinematografici? Televisivi no, cinematografici o teatrali, dipenderà dalle eventuali proposte. Quanto spazio continua a occupare la musica nella sua giornata? Dipende dai giorni e dallo "stato di grazia", se sento la musica sotto le dita posso lavorare a tempo indeterminato. Ci sono dischi che riascolta periodicamente, o è già un conforto avere negli scaffali quelli che ama di più? E´ vero: il conforto della memoria a volte è sufficiente. Nei concerti di Razmataz abbiamo visto un Paolo Conte più spavaldo sul palcoscenico, non più sempre nascosto dietro il pianoforte. Francamente non mi pare di fare più "ginnastica" di quanto (non) ne abbia fatta in precedenti performance. Lei ha mai provato quello che gli anglosassone chiamano "stage fright", il terrore del palcoscenico che paralizza gli artisti? Le mie uniche preoccupazioni sono sempre di natura tecnica (sonorizzazione del palcoscenico, memorizzazione delle parole), mai di rapporto con il pubblico. Se le fosse dato di rinascere, in quale epoca vorrebbe ritrovarsi a cantare le sue storie? Provo a immaginarmi mentre canto Bartali nel Seicento Ha mai vagheggiato una band ideale pescando tra i suoi idoli del Novecento? Nessun appassionato di jazz, credo, si sia mai sottratto, almeno una volta, alla tentazione di immaginare un´orchestra di all-stars. In verità i grandi dischi, quelli più riusciti ed equilibrati, vedono sempre la presenza di qualche grande solista attorniato da una schiera di buoni gregari pensanti e consapevoli. Le è mai venuta la tentazione di scendere dal suo palco privilegiato in quell´arena dove ci si scanna per portare una canzone a Sanremo? Mi tengo i miei privilegi. La tanto chiacchierata riapertura dei bordelli non le rievoca scene mitiche? Si dice che in quelli di New Orleans il jazz abbia mosso i primi passi. Non facciamoci prendere da false leggende. Nelle case di tolleranza di New Orleans non si è mai inventata musica nuova. E´ accertato che si suonava musica classica. Ricorda il primo disco che ha acquistato e l´ultimo? Ricordo benissimo il primo (un disco di Fats Waller), ma non l´ultimo. C´è una canzone che preferirebbe non aver scritto o una che per qualche pudore continua a tenere nel cassetto? Fino a oggi non ho mai rinnegato quasi niente di quello che ho scritto. Nei miei cassetti ci sono ancora tante pagine che aspettano che mi venga voglia di dar loro l´imprimatur. Cosa avrebbe voglia di dire a quest´Italia in lite? Parliamo di musica, è meglio. Giuseppe Videtti LA REPUBBLICA 13/02/2002 |
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