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PAOLO ROSSI

“Buttiglione? Dentro c’è il vuoto”

Quelli (più di un milione, malgrado l'ora tarda) che sono rimasti con l'amaro in bocca per non avere visto la seconda parte dello spettacolo che Paolo “Little King” Rossi ha dedicato al suo grande amore Molière, censurato per risibili motivi di turpiloquio dalla Rai ( e contro la quale Rossi ha in piedi una duplice causa civile e penale), possono finalmente sorridere. Quest'oggi, nel giorno di chiusura del Salone del libro di Torino, Paolo presenterà un dvd con libro annesso edito da Rizzoli nella collana Senzafiltro della BUR. “Il dvd - spiega Rossi - documenterà tutto lo spettacolo; il libro oltre al nostro testo integrale, presenterà anche la farsa Il medico per forza di Molière alla quale ci siamo ispirati, una mia intervista e circa 50 minuti di riprese amatoriali delle repliche dello spettacolo in Polonia, per dimostrare che lì i "saltimbanchi" li capiscono davvero anche se non parlano la nostra lingua”.


Tutto è bene quel che finisce bene: in questo caso poi finisce benissimo con la pubblicazione di un libro più il dvd dello spettacolo. Anche se non è certo la prima volta che tu pubblichi un libro, c'è di che essere contenti…

Sono contento per tre motivi : perché finalmente chi è rimasto lì, in sospeso, potrà vedere la seconda parte del mio Molière; perché vedendolo anche quelli che non l'hanno visto in teatro si renderanno conto dell'infondatezza delle accuse imbastite contro questo lavoro. Perché penso che televisivamente parlando sia venuto molto bene. Paolo Guerra ed io all'inizio, quando l'abbiamo prodotto contando solo sulle nostre forze, lo abbiamo fatto in assoluta libertà, mettendoci dentro un sacco di energia positiva, senza sapere se qualcuno ce l'avrebbe comperato o meno. Adesso è qui e ne sono felice e mi toglie un po' di quell'amaro che mi era rimasto in bocca.

Nel frattempo c'è stata qualche schiarita nel tuo rapporto con la Rai?

No, la Rai non si è mai fatta viva con me. Meno che meno lo ha fatto Mediaset. Si sono invece fatte avanti le persone: Fabio Fazio, per esempio, mi ha invitato al suo programma Che tempo che fa. Sono stato anche da Serena Dandini e poi dal mio amico Piero Chiambretti a Markette su La7.

Come vorresti che il tuo pubblico vedesse e leggesse questo tuo Molière?

Mi aspetto che si renda conto di avere di fronte un prodotto non taroccato e che capisca che portare il teatro in televisione è una cosa non solo possibile, ma possibilissima. Al di là del clamore delle censure che - non voglio nascondermi dietro un dito - è comunque un buon veicolo pubblicitario: anche se potendo contare su di un milione di spettatori nella prima parte di uno spettacolo teatrale malgrado fosse l'una di notte, non ne avevo certo bisogno. Non sono mai stato uno snob e ho sempre saputo che portare il teatro in televisione è utile anche al palcoscenico, che lo scambio fra teatro e televisione è qualcosa di estremamente positivo per entrambi. Certo va fatto avendo ben presente il mezzo per il quale lo si fa. I teatranti italiani però - fatta esclusione per Dario Fo, Eduardo e Carmelo Bene cioè tre geni - hanno sempre snobbato la televisione. Io invece sono sempre stato affascinato dalla possibilità di coniugare questi due mondi. Sì, ci deve essere un rapporto molto solido fra teatro e televisione: non penso a un matrimonio indissolubile, ma piuttosto a un "adulterio", molto piacevole, magari con qualche incidente di percorso. Con a monte un vero e proprio cambiamento di mentalità.

In che senso?

Se il teatro si dimentica di essere un evento e diventa tran tran non "bucherà" mai il video. Il primo passo deve farlo il teatrante anche con questa nuova mentalità. La televisione da parte sua deve tutelare la qualità.

Si dice che gli artisti, di questi tempi abbiano dimenticato il senso della loro "appartenenza" politica: recentemente Zap Mangusta l'ha scritto proprio sull'Unità rimproverando a intellettuali e artisti di sinistra di essersi sfilati, defilati…

Sono d'accordo con lui. Ci sono state delle fughe, dei ripensamenti non solo politici ma anche stilistici. Per quel che mi riguarda io sto sul palco non perché mi ci barrico sopra ma perché per me starci significa molto. Non rinnego né ho mai rinnegato quello che Zap chiama l'appartenenza che ho sempre conservato sia pure da un punto di vista originale, mio, non omologato. Per me la vera differenza e dunque la mia scelta di campo sta nello scegliere di non stare mai con chi pensa solo a farsi i suoi interessi senza pensare a quelli degli altri. Rispetto ad altri epurati e censurati del video ha una grande forza che mi viene dal mio curriculum, dalla mia esperienza di teatro. Dallo stare in palcoscenico insomma di fronte al mio pubblico: credo nel teatro che faccio, credo in quel teatro popolare che è la nostra storia e che ritroviamo nella commedia dell'arte, nel Ruzante, nella farsa napoletana, nel senso antico della festa. Ci scanniamo per salvaguardare in Europa i nostri prodotti dal vino al salame. E se lo facessimo anche con il teatro, che è importante come il mangiar bene?

Chissà. C'è stato un cambio della guardia al ministero dei Beni culturali: dopo Urbani è ora la volta di Buttiglione: cosa ti aspetti da lui?

Dal vuoto mi aspetto il nulla.

Intervista di Maria Grazia Gregori – L'UNITA' – 09/05/2005



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