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MUSICA

Sono un sognatore come Lennon ma in politica mi piace la gente in piazza

Parla poco. Ma quando si schiera, lo vedono tutti. Pino Daniele vorrebbe essere considerato solo un buon musicista, un autore di canzoni d'amore, e invece finisce sempre per farsi sentire. Anche in occasione del nuovo album Concerto, nei negozi dal 13 aprile, registrato la scorsa estate durante il Medina Tour.

Daniele, in momenti come questo, la musica è più rifugio o insegnamento?

Mai un rifugio. Non è che la musica bella è fuori della realtà. Sarebbe come ammazzare la natura, e vivere in un mondo sotterraneo, tutto elettronico e plastificato.

Perché ha scelto di essere accompagnato solo da musiciste donne?

Perché i miei progetti nascono dallo scambio reciproco. Qui c'è un quartetto di ragazze che suonavano insieme, e che ho sentito tante volte nei festival del jazz. A me piace il confronto.

Per questo, andrà in tour con De Gregori, Ron e Fiorella Mannoia?

Sì, perché è un'idea nata dai musicisti e non dagli impresari. E poi loro hanno già collaborato, quello che non ci azzecca sono io.

Questo album è dedicato ad appassionati e sognatori.

Gli appassionati sono quelli che mi hanno sempre seguito e che amano la mia musica; i sognatori sono quelli che poi hanno cambiato tante cose nella vita, guai se non ci fossero, sono quelli che danno stimolo alle cose reali.

Un grande sognatore?

John Lennon.

E nella storia più recente?

Diversi, ma non vorrei parlare politica: ci manca solo che i cantanti si mettano a fare propaganda.

Lei non si è mai tirato indietro...

Sono un Bassoliniano e, si sa, sono simpatizzante di sinistra.

Quindi Bertinotti...

Bertinotti è un po' quello che appiccia il fuoco. Fa riflettere, è un sognatore che cambia le cose. A me piace Bertinotti, non Moretti. Non do la colpa alla sinistra, se non si è unita per combattere. Berlusconi è stato più forte nella propaganda. La sinistra non era più forte di prima: è un ciclo delle cose della vita. Vedi quanta gente scende nelle piazze per incazzarsi.

Le piace che scenda in piazza?

Sì, mentre condanno gli omicidi come quello di Biagi; non posso credere che siano rivendicazioni fatte da persone che poi credono nel popolo. Inoltre svalutano le ideologie di sinistra.

Lei canta spesso la gente del Mediterraneo, come la Palestina.

Sono angosciato. Quella è una terra martoriata. Con questo, non è che voglio andare contro gli ebrei, contro nessuno.

Tornando alle sue canzoni, l'amore, muove le montagne?

Sì, l'amore dà all'uomo la speranza che esiste una socialità diversa dall'odio. L'odio è anche una forma di sentimento che l'uomo ha sempre rifiutato perché fa paura. L'odio porta la violenza e la violenza non piace a nessuno. L'amore sta dalla parte del bene, ci riempie anche la vita di socialità, di affetto, di bene, di cose belle come una giornata di sole, come la non violenza: ci dà questo tipo di speranza.

Non a caso dedica questo album a sua figlia Sofia.

Sì, perché quando è arrivata ero in un momento di crisi particolare, e mi è cambiata la vita. Avere un figlio a 47 anni è una rivelazione.

Per lei la famiglia è importante, ma è anche protagonista della cronaca nera, da Cogne a Erika e Omar.

Tutta colpa dei media, che hanno generalizzato sia Erika ed Omar che quella povera crista che hanno detto che ha ammazzato il figlio. Purtroppo, la comunicazione ciascuno se la fa come gli pare.

Quindi la famiglia non è in crisi?

Assolutamente no: forse si fanno meno figli, forse lo stress non aiuta e il rapporto di coppia è in crisi. Ma tutto è dovuto alla vita che facciamo. Non c'è un'ideologia politica, c'è solo una politica di consumo. Tutto omologato: quelli di Forza Italia hanno tutti la cravatta azzurra, forse anche lo stesso sarto. E ora contagiano anche Alleanza Nazionale.

Nel suo album, dopo tanto dialetto, arrivano due canzoni come “Dubbi non ho” e “Anima”...

Avevo bisogno di legare la mia storia con la stessa sonorità, senza essere più canzone napoletana. Oggi non riuscirei più a scrivere canzoni belle come vent'anni fa, però in italiano ho tutta una vita davanti a me.

Intervista di Renato Tortarolo – IL SECOLO XIX – 12/04/2002

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