Gerusalemme a
Abraham B. Yehoshua
Unaltra
mano del gioco, un altro giro di carte perdute e prese come
sempre in attesa di capire almeno lorizzonte della
nuova partita.
Eppure. Da quando il custode ha
abbandonato vigliaccamente il suo trespolo da bagnino i
vicoli tortuosi sono diventati piazza dove scorrazzare come
precipitati nellaria, in volo - come i pensieri.
Lho
scolpito io questo vento che mi scompiglia ho scelto io le
carte che mi hanno sparpagliato i semi nella terra dei sogni io
ho divorato il pane senza pudore mentre frinivano le cicale e
piangevano i fossi.
È ancora estate, la calda fine
dellestate più calda come in un posto come
Gerusalemme il tre di picche - ricordo - un sette nero come
la notte, i denari nulla e fiori. Né re né fanti,
pochi punti per me, probabilmente
e altro ancora.
Pino
Sansò
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