Quante
volte ti è capitato di suonare A Whiter Shade Of Pale?
Una sola, dice Matthew Pegg, il bassista dell'attuale
formazione dei Procol Harum, e si capisce che la cosa un po' lo
diverte. Nella storia del rock è capitato spesso che una
sola canzone schiacciasse come un macigno la carriera di una
band, ma A Whiter Shade Of Pale undici
milioni di copie vendute del 45 giri nel 1967 è
veramente un caso a parte. E forse è proprio per questo
che Gary Brooker, leader storico dei Procol Harum, e Matthew
Fisher, protagonista del furto a Bach nella celebre
parte di organo Hammond, non amano molto riprenderla dal vivo.
Così come non amano molto parlare con i giornalisti,
colpevoli ai loro occhi di inchiodarli al passato. D'altra parte
il punto di vista di Pegg, entrato nei Procol Harum soltanto nel
1993 e diventato in questo caso il portavoce dei suoi illustri
colleghi, si rivela alla fine molto interessante, perché è
come se questo giovane e bravo musicista fosse al tempo stesso
dentro e fuori il gruppo. Ne conosce i pregi, ma ha quel tanto di
ironia e di understatement che gli consente di parlare in modo
credibile. Con la storia con la s maiuscola, Matthew
Pegg è abituato del resto a confrontarsi: suo padre è
tuttora il bassista dei leggendari Fairport Convention (senza di
loro il folk rock inglese non esisterebbe) e ultimamente ha
suonato anche con i Jethro Tull. Com'è entrato nei Procol
Harum? Ho fatto un provino ci dice
ridendo. - Dopo un po' mi hanno chiamato e ho suonato con loro
in un tour in America. Nel primo periodo ho dovuto imparare i
brani del loro repertorio, ma mi sono trovato sempre benissimo.
Quella con Gary e Matthew è stata un'esperienza molto
importante. Con loro c'è sempre qualcosa da imparare. Ora
abbiamo anche un disco nuovo. E' in fase di missaggio e dovrebbe
uscire la prossima estate.
In
Italia sarà difficile evitare A Whiter Shade Of Pale,
anche perché la versione in italiano dei Dik Dik l'ha
fatta diventare ancora più popolare. Siamo sicuri che il
pubblico la chiederà a gran voce. E allora penso
proprio che dovremo farla, dice Pegg. Nell'Italia del
beat i Procol Harum persero il confronto anche con i Camaleonti,
che si impadronirono di Homburg diventata L'ora
dell'amore, e non riuscirono a portare in classifica la loro
versione nella nostra lingua di Shine On Brightly
(Il tuo diamante). Nei concerti avremo comunque modo di
ascoltare dei classici, da A Salty Dog a Conquistador,
passando per Grand Hotel, brani che se non hanno raggiunto
e men che mai superato la fama di A Whiter Shade Of Pale,
restano tra le cose più belle del rock inglese di tutti i
tempi. Sempre amati dalla critica, che teneva in grande
considerazione il loro mix di musica classica, rock, blues, il
gioco di pianoforte, Hammond e chitarra elettrica (ripreso dal
Dylan di Like a Rolling Stone e Blonde on Blonde) e
i testi un po' criptici di Keith Reid, i Procol Harum hanno
realizzato almeno tre album fondamentali: A Whiter Shade Of
Of Pale (1967), A Salty Dog (1969) e Home
(1970).
E
parliamo naturalmente anche dell'Italia, che cominciava a subire
il fascino dei richiami alla musica classica in un contesto pop e
sarebbe di lì a poco diventata la seconda patria dei
Genesis, dei Van Der Graaf Generator e dei King Crimson. A
Salty Dog diventò la sigla di un programma
televisivo della Rai, Avventura, e le parti di chitarra di
Robin Trower in About To Die (da Home) furono usate
come stacchi in una fortunata edizione di Per voi giovani,
una trasmissione radiofonica su cui si è formato il gusto
musicale di migliaia di appassionati tra la fine degli anni '60 e
i primi '70. Che tipo di pubblico va adesso ai concerti dei
Procol Harum? Un pubblico misto. Giovani e meno
giovani dice Matthew Penso che la musica dei
Procol Harum, come quella di Joni Mitchell o dei Rolling Stones,
attraversi intere generazioni. E tuo padre? Cosa
dice Dave Pegg di suo figlio che suona nei Procol Harum? E'
contento. E in realtà penso che vorrebbe essere al mio
posto. La scorsa estate i Procol Harum hanno partecipato al
raduno annuale organizzato dai Fairport Convention a Cropredy, in
Inghilterra, e mio padre sembrava davvero orgoglioso di me.
Giancarlo
Susanna L'UNITA' 03/12/2002
Così il
rock trovò Bach e perse l'innocenza
Sono
stati uno dei gruppi più influenti nella storia del rock.
Sotto questo aspetto sono anche la dimostrazione che la storia
della popular music è una trama molto più complessa
della banale elencazione di successi che sarebbe sufficiente se
si trattasse solo di musica di consumo. Prendiamo A
Salty Dog, musica di Gary Brooker, testo di Keith Reid. In
Italia non è andata al di là di una sigla
televisiva per una trasmissione e audience limitate
anche se le espressioni estatiche di riconoscimento di molti di
quelli che la riascoltano suggeriscono che quel ruolo fu
sufficiente a farla amare. Ma una cosa è certa: i
musicisti la adorano. Fra gli spartiti di musica pop che
posseggo, non ce n'è uno che mi sia invidiato di più
di quelle tre paginette fotocopiate portate via dalla casa di
Philip Tagg a Liverpool (così la Siae e l'editore
conoscono i colpevoli: ma siamo disposti a pagare, purché
ci venga detto in quale negozio si vendano queste reliquie). Non
conosco un pianista che frequenti le canzoni quindi non
solo un praticante dei generi popular per professione che
non sappia a memoria la successione di accordi iniziale, o che
non la gusti annuendo leggendola e suonandola. Sarebbe difficile
definire A Salty Dog un successo di massa, anche se
è il primo pezzo di un album dallo stesso titolo. E' il
brano che uno aspetta con impazienza quando mette su l'album
registrato dal vivo in Canada con un'orchestra sinfonica, forse
l'unico caso di un incontro di questo genere capace di suscitare
interesse e piacere fuori dalla cerchia dei fan del rock più
accaniti. Ce n'è più d'uno, di questi esempi quasi
canonici di unpopular popular music anche in altri
album, non tutti premiati da vendite sterminate: come Exotic
Birds and Fruit, o Grand Hotels. Senza i valzeroni
orchestrali della canzone eponima di quest'ultimo album nemmeno
Stalingrado (lontana migliaia di chilometri reali e metaforici
dall'Hotel Ritz del quale canta Brooker) avrebbe avuto la sua
forma. E' un altro valzer, quello di A Rum Tale, ha
insegnato a molti la sua grazia amara, quasi rabbiosa. Che è
anche nella voce di Gary Brooker, e ci ricorda di un tempo nel
quale era tutt'altro che scontato che un cantante rock avesse
un'estensione tutta nei sovracuti. Lui, e prima di lui Eric
Burdon, e poi Ian Anderson e Cat Stevens: quando la distinzione
fra rock e canzone d'autore non era ancora istituzionalizzata, e
toccava ai gruppi o a cantautori rock di produrre bellissime
canzoni di qualità. Fra le quali,
naturalmente, A Whiter Shade Of Pale, questa sì un
successo planetario. Che, come sanno bene i musicisti, insegnò
ai bassisti le linee discendenti per grado e l'uso dei rivolti.
In realtà l'aveva già fatto When A Man Loves A
Woman, e poi Good Only Knows, e For Non One, e
una piccola serie di canzoni di grande livello uscite fra il '66
e il '67. Prendere il basso da un'Aria di Bach (BWV 1068.2),
mentre Fisher faceva lo stesso con gli ornamenti dell'organo (BWV
645), fu per Brooker una conseguenza logica. Finiva lì
l'era del bassista/chitarrista mancato, disposto a saltellare su
e giù (un po' a caso e gusto) sulle note fondamentali
degli accordi, e la linea del basso diventava (tornava ad essere)
una costruzione: il rock perdeva la sua innocenza musicale, nel
giro di due anni sarebbero arrivati i King Crimson.
Franco
Fabbri L'UNITA' 03/12/2002
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