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Intervista a Flaco, chitarrista dello storico gruppo Punkreas, come resistere in un'Italia di destra |
Il nome non lascia dubbi. Le chitarre distorte ci sono, la velocità pure. Per non parlare dei testi di accusa. Eppure i Punkreas nel corso di 15 anni di carriera hanno venduto migliaia e migliaia di copie. 45mila con Paranoia e potere, 35mila con Pelle, e dovunque vadano vantano un seguito foltissimo. I loro album sono una specie di piccolo dizionario del punk made in Italy, un concentrato di tutte le influenze che si sono succedute in questo genere musicale. Lo ska e il reggae, ma anche l'hardcore o più semplicemente il rock'n' roll. Chissà cos'altro in futuro. Quello che i fan si devono aspettare dal domani lo abbiamo chiesto a Flaco, il chitarrista, in questi giorni on the road per una serie di concerti. Stasera al Transilvania live di Reggio Emilia, poi altrove. Come definire i Punkreas di oggi? Direi che resistono ostinatamente all'omologazione, con qualche illusione di meno rispetto a dieci anni fa. Sono passati diversi anni da quando avete iniziato a suonare. Migliaia di copie vendute alle spalle, siete forse il gruppo italiano che viene più facilmente associato alla parola punk. Che cosa significa questo termine per voi? Credo che nel corso degli anni il termine sia passato a definire sostanzialmente un genere musicale. Inizialmente invece il punk era uno stile di vita. Parlando di questo genere musicale, viene da pensare che sia più che altro associabile ad una precisa fascia d'età. In parte sicuramente succede così. E' una cosa di cui personalmente mi rammarico. Però credo che non sia una questione legata all'età in sé. Ma piuttosto a quello che la gente pensa sia conveniente rispetto alla propria età. Guardando alla scena punk italiana attuale, sembra che ci sia un'attenzione a certe tematiche molto meno forte di un tempo. Sicuramente una cosa che per noi è cambiata è il tipo di pubblico. Essendo aumentato molto il numero di fan che ci seguono, abbiamo di fronte anche un insieme di persone meno definito e determinato. Rimaniamo sulla politica. Vi interessa? Da noi in Italia c'è stata una evoluzione a destra molto pesante, non si sa più bene cosa sia politica oppure "cosa pubblica". Il vostro pubblico ha risentito di questa crisi della politica? In realtà, per una forma di narcisismo estremista tendo a considerare la gente che viene a sentirci come persone che hanno mantenuto un particolare atteggiamento. E' anche questo che mi dà fiducia. Mi sembra quasi miracoloso che nell'Italia di oggi, un gruppo come il nostro riesca a sopravvivere di quello che fa. Intervista di Francesco Borgonovo LIBERAZIONE 02/04/2005 |
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