Prima
di loro non si era mai sentito parlare di folk-rock psichedelico,
tanto che i critici musicali dovettero inventarsi la parola
raga-rock. Tuttoggi i Byrds, a quarantanni
dal loro esordio, sono tra le più citate band del pianeta.
Tutto cominciò quando un gruppo di ragazzini transfughi in
California decise che Bob Dylan e i Beatles erano le cose più
eccitanti capitate nel mondo della musica. Tra loro solo Roger
McGuinn sapeva suonare: imbracciò la sua Rickenbaker 12
corde, prese Mr Tambourine man di Dylan, creò un
nuovo arrangiamento, la trasformò in quattro quarti e la
lanciò in classifica. Dylan, che già aveva
ascoltato la versione alle prove nel 1964, apprezzò e
forse proprio in quelloccasione capì che
elettrizzarsi non sarebbe stato così male. Da
una parte cera David Crosby, il visionario, lo
psichedelico. Dallaltra McGuinn, a rappresentare lala
più folk, legata alla terra, al pragmatismo della
tradizione. McGuinn non ha mai smesso di suonare. Lui che rock
star non voleva essere (tanto che coi Byrds scrisse So you
want to be a rock and roll star, ironica canzone
sulleffimero nel rock), ha intrapreso un percorso di
ricerca a ritroso per riportare alla luce la purezza del
repertorio folk americano. Noi labbiamo incontrato in
occasione dellennesimo cofanetto dedicato alla sua band,
Theres a season.
Signor
McGuinn, guardando indietro, quando ancora non vi chiamavate
Byrds ma eravate The Jet Set o The Beefeaters, che vede?
Dei
musicisti molto giovani e molto naïve che tentavano di
suonare come i Beatles. Ma è ancora più
interessante proseguire nellascolto e scoprire come siamo
riusciti a sviluppare gradualmente il nostro stile. Un giorno
andammo tutti assieme a vedere il film dei Beatles A
hard days night e capimmo che dovevamo metterci
sotto.
Da
diversi anni a questa parte cè un incredibile
rinascita del folk, come lo spiega?
Ne
sono felicissimo, perché il folk è il mio primo
amore. Ogni tot anni si ripresenta puntuale allappuntamento,
è ciclico. Non so spiegarmi il motivo. Lunica cosa
che mi sento di dire è che alla gente piace usare la
musica come mezzo per stimolare il pensiero, ma poco dopo si
stufa di pensare troppo e allora vuole ballare.
Perché
il folk è musica per pensare?
Perché
racconta delle storie. Le canzoni folk originarie erano usate
come un giornale: per diffondere le notizie, per aggiornare la
gente su cosa accadeva nella comunità. Sono le umanissime
e interessanti storie di uomini che lo popolano a fare la
grandezza del folk. Cosa cè di più
interessante, di più vero? Per questo ha deciso di
tornare totalmente al folk con il suo progetto filologico Folk
Dan Project? Ero colpito dal fatto che il folk
tradizionale era stato messo nel dimenticatoio. Si era imposta
una nuova figura: non più cantante folk ma il cantautore,
con la relativa chiusura al patrimonio tradizionale. Il motivo
era semplice: se sei autore delle tue canzoni guadagni molto di
più. In questi dieci anni ho scoperto tonnellate di
canzoni, catalogate, risuonate, messo su Internet: blues, canzoni
di cowboy, di marinai, canti stagionali, spiritual. È un
patrimonio enorme, ho solo cominciato.
Immagino
lei abbia apprezzato il lavoro di Springsteen su Seeger
Moltissimo.
Riscoprire le radici significa ricostruire lo sviluppo della
nostra civiltà, di noi stessi. Seeger, un monumento
americano, meritava dopo tanto silenzio una rivalutazione. Anche
lui era stato messo da parte in questo paese senza memoria.
A
proposito di Seeger
come decideste di fare coi Byrds la sua
Turn turn turn?
Ero
un suo fan, andavo ai suoi concerti. Al tempo lavoravo con Judy
Collins che interpretò nel suo album Turn turn
turn. Qualcuno dei Byrds mi chiese di suonarla e mi
disse: hey, sarebbe bellissimo rifarla! Non ne parlai al tempo
con Pete. La canzone diventò subito una hit, così
Pete ci scrisse una lettera dicendoci che gli era molto piaciuta.
Ancora la conservo. Tuttoggi ci scriviamo e ci scambiamo le
nostre opinioni sul folk.
I
Byrds, prima dei litigi, erano il perfetto equilibrio tra lei,
professionale, studioso del country e del folk e David Crosby,
lirregolare, il visionario. È vero?
Oh
certo, ma eravamo entrambi due hippie con la passione per la
letteratura beat e per il jazz, che era la fonte di ispirazione
primaria di David per le sue ballate psichedeliche. Ma concordo
sul fatto che lui fosse la personalità più sognante
tra i due (ride). Però capitava anche a me di descrivere
le cose del mondo guardandole da una prospettiva aerea
Difatti
fu lei a scrivere la lisergica Eight miles high
Al
tempo eravamo in tour attraverso gli Stati Uniti su un bus. Ci
fermammo da un amico di David e lì ascoltammo India
di Coltrane. Presi una cassetta e registrai su un lato India
e sullaltro un disco di Ravi Shankar. Durante tutto il
tour, per trenta giorni, non facemmo che ascoltare quella
cassetta e tornati a Los Angeles per registrare, quella musica
inevitabilmente rivenne a galla.
La
nuova raccolta si intitola There is a season.
Come ricorda quella stagione?
Sono
felicissimo del lavoro fatto con i Byrds. Avremmo certo potuto
evitare degli errori, ma non cambierei niente. Ad oggi quando
riascolto le nostre canzoni sento chiaramente il suono di
unepoca, ma sento anche che appartengono alleternità,
perché in fin dei conti non facevamo che folk music.
Intervista di Silvia Boschero
L'UNITA' 25/10/2006
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