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Bruno Rombi |
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Antologia poetica |
ANTOLOGIA POETICA |
da CANTI PER UN'ISOLA
I sardi di Genova
I sardi, noi, i sardi di Genova,
siamo qui come fantasmi di pietra.
Alle narici, ancora, agrodolce
soffia il lentischio
da lande sconsolate,
stinte alla memoria.
Soffia l'aroma delle calde terre
che il sole apriva al cielo;
stoppie disseminate sotto il sole
sono un miraggio.
Batte, il maglio, lungo, acceso,
sul collo curvo a fatiche
nuove per noi.
Ma nel cuore, acerbo,
come un dolore sopito,
batte il ricordo, pungente,
d'un nostro campo,
di una nostra pietra.
E se danziamo al ritmato accento
d'un opificio in festa,
voragini più amare,
cavernose e profonde,
scuotono le nostre memorie.
Si slava ogni paesaggio ridente
se la terra nostra sogniamo,
e, come pecore mute, brancoliamo,
tra rutilanti luci di progresso,
in cerca di un volto che assomigli
e ci accomuni nel pianto
sordo,
nascosto,
per un orgoglio eterno
che non ci abbandona:
il nostro orgoglio.
da OLTRE LA MEMORIA
In memoria del figlio Paolo
Ti fu negato, figlio,
anche il primo vagito.
Il tuo silenzio, assurdo ed infinito,
non fu neanche un fragile rimpianto
per la tua mamma
che amore ti promise,
portandoti in grembo.
Amore che, immenso e indecifrato,
ti esplose dentro
come un fragile fiore,
schiusosi esangue.
L'incontro con tuo padre
fu gelidamente lungo:
uno sguardo accorato,
un rimpianto senza fine
e poi tanto, tanto dolore.
Come amaro fu amarti
in quel primo ultimo incontro,
rapporto già interrotto
da un silenzio di tomba
Non un vagito per me,
non un gesto, pur vago,
della tua bella candida mano.
Solo l'inerzia di una vita
consumata sul nascere
e tutta la vanità
d'un progetto immenso,
vagheggiato per te,
da me, tuo padre.
Ma io ti ho rivisto
ancora, ancora, ancora.
Una serie d'incontri,
uno più muto dell'altro,
e nel mio cuore un oceano di lacrime
in tempesta
che ha travolto il mio orgoglio.
Poi la tua immagine, qui,
incisa nel mio cuore,
come un graffito misterioso
da interpretare nel tempo,
giorno dopo giorno,
per rendermi ragione del mistero
che trascende ogni amore.
Anche se smisurato come il mio,
e arcano, e vergine ancora,
anche per me.
E mi domandano ancora,
figlio,
se tu sei nato.
Ed io a rispondere a tutti,
ogni volta,
che tu sei morto.
Quanto mi costa, figlio,
questa tua morte
che si dilata nel tempo
e dura ormai da giorni sconfinati
Ogni volta è un pensiero che riaffiora
da una piaga segreta sempre aperta.
E ogni volta un maroso mi travolge.
Tramonto
S'è incendiato il cielo, stasera,
e lunghe rosse vampate
strisciano il tramonto.
Va in fiamme il mio paese di sogno.
Si elevano ancora dal rogo
la torre settecentesca,
la torretta dell'orologio,
e la chiesa.
Il resto è cenere, grigio, senza respiro.
Impertinente un cielo sovrasta
cilestrino.
Indi le fiamme calano sul mare.
Calasetta risorge purificata,
nel silenzio serale, dalla luna.
Meriggio
Piovono gocce di sole
sul mare che brilla .
come cielo pazzo di stelle.
Lenta risacca si spegne
sull'ampia scogliera
a picco sul firmamento.
Punta Salina dorme,
nel meriggio d'ottobre,
come stanca sirena.
Lontano, all'orizzonte,
un cerchio invisibile chiude
le mie speranze.
E il volo, tentato nell'estasi
del mezzogiorno,
ricade nel fondo del mare
e scompare.
Una vela nera,
fantasma nell'oro del giorno,
con le mie nostalgie s'allontana.
Noon
Sun-drops are today raining down the sea
shaining like a foolish starred sky.
A slow backwash puts out on the wide ckiff
vertically on the reflected firmament.
And Head-land of Salt-mine is sleeping
Like a tired siren in the October's noon.
far and afar on the horizon
an invisible circle keeps my hopes shut.
And the attempted flight in the ecstasy-noon
falls back into the depth on the sea
and gradually fades away.
A black sail,
as a ghost in golden day,
wirthin my nostalgy goes away.
(trad. di O. Friggieri, "Rock Pebbles", Orissa, India, July-December 2002, vol. VI, n.II)
da FORSE QUALCOSA
M'assale
M'assale il pensiero della morte.
Giunge con bocca di brace, silenzio deserto, nell'ora della campana di bronzo, prepotente.
Avanza per i roseti d'anime sulla sua trappola di velluto e perfora il silenzio e l'estasi del sole.
Distrugge ogni amore, di farfalla.
da ENIGMI ANIMI
Muri ederati a chiudere vigneti
Muri ederati a chiudere vigneti
estesi su zollati campi asprigni,
intrisa l'aria di mirtati aromi;
case lindate a calce brillucente
al sole caldo dei solstizi estivi;
viottoli gobbati tra i ficastri
ed inseriti tra spianate more;
asfodeliate macchie tra lentischi,
palmette nane e viole e rose acerbe;
cerchi di sabbia - luce e qualche pino
deserto al litorale gineprato;
rocce stupendamente un po' sfingiate
dal vento assurdo, freddo, di maestrale,
e un po' dovunque un'aria miteaperta,
salsomarata fresca nel mattino,
caloraspra al meriggio ed al tramonto;
e sul profilo collinodeclinante
steso a raggera in prismi colorati,
paese mio, lontano nel ricordo,
vivido resti come una scultura
da incretare con sabbiasalviaetimo.
Introversa cadenza di parole
Introversa cadenza di parole
instauri, o figlia, coi libri
muti alla tua solitudine.
Fantasmi sul foglio
in cui sbianca il ricordo
di ben altro spazio
per infanzia di mare
nell'isola pur cerchio ai miei balzi di poesia
là solo attinta, comunque,
ieri ed oggi,
e là per te in fiore, domani.
da L'ATTESA DEL TEMPO
Assurdo il segno del confronto
Assurdo il segno del confronto.
La morte cancella immagini, segni, essenze.
Eccoci riconosciuti nella morte.
Sei tu e sono io.
Siamo noi nel legame certo, perché invisibile.
Io e te legati al filo d'un sentimento mai più manifesto.
Per pudore, timore, pietà.
Absurde le signe de la confrontation
Absurde le signe de la confrontation.
La mort efface images, signes, essences.
Et voilà que nous nous sommes reconnus dans la mort.
C'est toi et c'est moi.
C'est nous qui sommes dans le lien sur, car invisible.
Toi et moi loés au fil d'un sentiment jamais plus exprimé.
Par pudeur, crainte, pitié.
(trad. di Monique Baccelli in L'attente de temps, Lione 2000).
La tua morte non mi ha sminuito
La tua morte non mi ha sminuito, se ben l'intendo ora che l'ombra del tuo aspetto materiale lascia sempre più spazio alla statua stupenda della tua umanità.
Ti ha restituito a me con un aspetto più lineare, privo di contrasti e di contorni, in una vaghezza sempre più luminosa.
Ti vedo pertanto come il segno della mia speranza e della mia fede.
E di tutto il travaglio mortale, che mi ha avvilito in quest'ultimo tempo, resta solo un peso nero nel punto più profondo di me, dove si innestano anche le mie debolezze, i miei peccati, le mie nefandezze.
Quel peso cupo tutto comprime e tutto rende più pesante e più leggero nel contempo.
Di qui il desiderio di redenzione che si accende alla luce del tuo risveglio.
Ta mort ne m'a pas diminué
Ta mort ne m'a pas diminué, si je comprends bien, maintenant que l'ombre de ton aspect matériel laisse toujours plus d'espace à la merveilleuse statue de ton humanité.
Elle t'a rendue à moi sous un aspect plus linéaire, sans contrastes ni contours, dans une beauté de plus en plus lumineuse.
Je te vois donc comme le signe de mon espérance et de ma foi.
Et de tout le travail de deuil, qui m'a découragé ces derniers temps, ne reste qu'un poids noir au plus profond de moi, où se greffent aussi mes faiblesses, mes péchés, mes infamies.
Ce sombre poids comprime tout et rend tout, à la fois, plus pesant et plus léger.
D'où ce désir de rédemption qui s'allume à la lumière de ton réveil.
(trad. di Monique Baccelli, ci.)
da RITI E MITI
A Rosalia
Ed ora eccomi qui,
seduto sull'orizzonte
del fiume della vita
che inesorabilmente scorre,
ad attendere un segno
del tuo essere
ancora a me presente,
a indovinare un gesto
per quanto volubile
che tracci nell'aria un bagliore
che te mi ricordi.
Ed è attesa tremula e triste
che basta una foglia a sfatare
o un trillo d'un passero
che s'alzi nel cielo.
E intanto scorre sull'acqua
che, accesa, riflette una luce,
il senso ancor della vita
che più tu non hai.
L'acqua che il sole riaccende
e fa sbocciare una rosa,
di quelle che tanto tu amavi,
inutile appare nel giorno
ora che non ci sei,
ora che sei partita
quasi come foglia
che il vento strappi con forza
dall'albero cui rigogliosa
un attimo prima era avvinta.
E l'albero spoglio di te,
scosso da incauta rapina,
si sente privar della vita
e sanguina, sanguina al sole.
Infranto è l'arco
Frecce ardenti le parole.
E bersagli da colpire le attese.
Inutili ormai, come le mire all'arco.
Tendere. E perché?
La scomposta tenzone
ha infranto la corda
cui il dardo è sotteso.
Ed ogni preda irride il cacciatore
laido e impotente.
Sul campo, ampio quanto un deserto,
saltella una candida lepre.
E intorno una neve da sgomento
ammanta le deserte colline
dove rimbalza l'eco del corno
oscuro, inutile al cacciatore.
Nel mare di Camogli
I gabbiani hanno mollato gli ormeggi
nel mare di Camogli
e navigano nel sole sparso,
fuso argento del meriggio.
Lali aperte al mistero,
come armi dun battello, vanno
sempre più avanti.
Cantino, stridano o muoiano,
i gabbiani, poco importa
purché volino sempre più in alto
nel turbine del silenzio,
e anch'io mollo gli ormeggi
dal molo di Camogli.
In the sea of Camogli
The sea-gulls have released their moorings
in the sea of Camogli
and navigate under the scattered sun,
Splindled sylvery noon.
Wings open to the mystery,
like rhe arms of the boat, there they fly
more and more afar.
Whether they sing, shriek or die,
little does it matter
so long as they fly yet higher
in the whirlwind of silence,
and I myself release the moorings
from the quay of Camogli.
(trad. di O. Friggieri, cit.)
da UN AMORE
Come dire
Come dire a Luca, domani,
quando sale le scale invocandoti
mentre torna da scuola
che non ci sei e più non gli rispondi?
Crudele la morte, o, forse, la vita
che ferisce l'innocenza
e apre la porta immensa
del bianco mistero
agli occhi d'un bimbo.
Dovrò dirgli e spiegargli
che c'è anche l'ignoto in agguato
per chi va incontro al futuro?
Verranno giorni d'inedia
Verranno giorni d'inedia.
Forse sono già arrivati.
Ed io non ho più il tuo sorriso
cui mappoggiavo fidente.
Verranno giorni di silenzio
cupi, senza fondo,
forse vi sono già avvolto
e te non intravedo
che mi incontri
scrollandoti di dosso ogni tua pena
per vedermi tranquillo
al tuo fianco.
Se la vita è stata bugiarda
a volte, e maligna con me
più volte, nel corso dei giorni,
giammai fu così atroce
come in questora
in cui ti piango
mio bene, mia Rosa,
mio asor, mio raso.
E giammai come ora
l'Amore ho compreso,
il nostro,
e questo grumo di pena
che tutto il mio bene mi ha tolto.
Amore, amore mio dolce,
in un baleno mi appari
e ancora più rapida vai
lontano
nel buio d'un giorno
più aperto che mai,
folgore esplosa nel cielo
immensa, improvvisa, mortale.
Se questa è la vita
non vale viverla ancora
se giorni verranno d'inedia
e di silenzio insensato
se il mondo, per quanto sia ampio,
si chiude in unora soltanto:
l'ora del tuo rimpianto.
Viendront des jours
Viendront des jours d'anémie.
Peut-être ont-ils déjà commencé.
Et ton sourire me manque
où s'appuyait ma confiance.
Viendront des jours de silence
sombres, sans fond,
peut-être suis-je déjà en leur sein
et ne t'aperçois point
quand tu viens à ma rencontre
te dépouillant une à une de tes peines
pour me voir enfin calme
à tes côtés.
Si la vie m'a menti parfois
et si plus d'une fois au fil des ans
elle fut pour moi mauvaise
jamais elle ne fut aussi atroce
qu'en cette heure
où je te pleure
mon bien, ma Rose
mon éros, trésor de soie.
Et jamais comme aujourd'hui
je n'ai compris l'Amour
le nôtre
et ce caillot de peine
qui a emporté mon seul bien.
Amour, mon doux amour
en un éclair tu m'apparais
et plus vive encore
tu t'éloignes
dans l'obscur d'un jour
plus béant que jamais
foudre éclatée dans le ciel
immense, vive, mortelle.
Si telle est la vie
plus elle ne vaut d'être vécue
si des jours d'anémie
et de silence sans fin se préparent
si le monde, aussi vaste soit-il
se referme en une seule heure:
cette heure où je te pleure.
(trad. di M. Porcu, Un amour, Lione 1994)
da L'ARCANO UNIVERSO
Marinaio
Eccomi, fresco di salsedine,
sbarcato appena ora
dopo un insolito oceano.
Le mie rotte incrociate
sui paralleli dei sensi
e i meridiani dell'azzardo
non lasciano approdi certi,
definitivi.
Isole e atolli di fuoco
sogno coi mari in cancrena
e sempre più ampia diventa
la voglia d'un nuovo naufragio
dopo ogni viaggio di pena.
Mariner
Here I am, fresh in my saltiness,
Only just disembarked
After an unwonted ocean.
My hard courses intersected
On the parallels of the senses
And on the meridians of the risk
Don't leave landing places sheltered,
Reliable.
I dream of isles and atolls
Of fire with gangrenous seas
And wider and wider
Becomes the desire of s new shipwreck
After every sorrowful voyage.
(trad. di O. Friggieri, cit.)
Un clown in piazza
Piroette e petardi sulla piazza:
la gente impazza
attorno a un clown coerente
che urla come il vento la tristezza
camuffata di risa e d'allegria.
Sulla piazza il tamburo suona forte
mentre sul muro leggi un manifesto.
Ti ricorda un eccidio, un bieco gesto,
mentre la gente impazza d'allegria.
Mesta la festa in piazza
e il clown che ride
ben conosce nel cuore la tristezza,
ma in piroette, e salti, e risa, e gesta
canta la vita come un'avventura
da giocare tutta sopra un'ora
d'incoscienza, di canto, di lussuria.
Ora le piroette son più lente
e i petardi più radi nella sera.
La gente è stanca di giocare e spera
che la notte che ora s'incammina
porti bei sogni fino alla mattina.
Il clown distrutto dall'infingimento
le ossa rotte da movenze strane
ripensa al sé più vero che sul volto
mette in mostra le rughe del dolore.
Piroette e petardi sulla piazza
ora sono soltanto nel ricordo...
Un uomo solo resta nella notte
un uomo che resiste con rancore
al logorio d'un pianto quotidiano
giammai esibito, sempre trasformato
in lazzo acuto che gli rode il cuore.
L'oscura amica
L'ora notturna gioca col rumore
che rotola su strade desertate.
Ogni rombo è un riverbero di vita
ora che il sonno placa ogni furore.
Il silenzio nel buio è circospetto
ogni voce un mistero da indagare
e ogni passo, noto oppure incerto,
sollecita nella mente un pensiero.
Notte che taci e all'improvviso accendi
voci di scoppi e di frenate oscure,
notte che avvolgi tutto nel tuo buio
persino un canto che dal nulla esala.
Notte, sei mia compagna e mia nemica,
voce che fa pensare e un po' tremare.
Notte, tu nelle pieghe del tuo oscuro cuore
nascondi ogni mistero della vita.
Rimani ancora oscura, fida amica,
per chi teme la luce e la chiarezza,
a chi nasconde del suo cuor l'ebbrezza
nel silenzio che avvolge il tuo furore.
I salti del sole
Il sole ha fatto tre salti
sul lontano orizzonte
proprio questa mattina
mentre volavo col cuore
lontano, su quella spiaggia
dove giocavo bambino.
Ha fatto i tre salti che ho atteso
allora con ansia
e che non ho mai veduto
sempre giunto inopportuno
e in ritardo
all'appuntamento.
Li ha fatti stamani, ampi,
intensi, esplodenti,
così forti e splendenti
che un arcobaleno di luci
e di suoni ardenti
è giunto come un'eco
sino al mio cuore lontano,
nostalgico cuore d'un niente
semplice e assoluto
perduto per sempre
per inseguire a vuoto
l'illusione di un gioco
giammai concluso
in poesia.
The leaps of the Sun
The sun has done three leaps
Far on the distant horizon
Exactly this morning
As my heart was flying
Far over there that sea-shore
Where I used to play as a child.
Three leaps it has done
I expected at the time
Anxiously,
Such leaps I never saw,
Since I always got untimely
And late to the fixed date.
It has done those leaps this morning
And they were ample, intense, exploding
And so violent and shining
That a rainbow of lights
And burning sounds
Came like an echo
To the core of my heart,
My heart longing for nothing
-Simple and absolute nothing-
For ever lost
To follow uselessly,
The illusion of a game
Never completed in poetry.
(trad. di O. Friggieri, cit.)
da OTTO TEMPI PER UN PRESAGIO
Canto 1
Time present and time past
Are both perhaps present in time future,
And time future contained in time past.
Thomas S. Eliot, Four quartets, I, vv. 1-3
Ci si muove col Re Pescatore
nella città dolente che sconfina
nel mar senza orizzonte a Sottoripa,
sostando fra le ombre stinte al sole
accesosi nelle nostre vene malate.
Non abbiamo la lancia per lottare
né la coppa per spegnere l'arsura
del fiero pasto in atto senza posa;
cerniera al nostro andare senza meta
il vento che oggi scuote ogni usura
e l'angelo in volo di Campana
nel cielo a perdifiato
con San Giorgio che lotta sopra il muro
inutilmente.
La città del mistero ci disperde
tra i vicoli più stretti intorno a Banchi,
nell'intrico di vite senza scopo
come l'amor che noi conduce a morte,
noi ebbri già di fumo o polverina
che disarmano il cuore d'ogni lancia
e ogni residua voglia di salvezza.
La certezza del sogno che ora sfuma
si fa incubo infernale che ci danna
su questa terra a noi del tutto ignota.
[ ]
Canto 2
Only in time; but that which is only living
Can only die. Words, after speech, reach
Into the silence.
Thomas S. Eliot, Four quartets, I, vv. 138-140
Lontano è ormai da noi ogni roseto
nell'ora che dal cielo si declina
il mistero di Nervi,
e l'arido deserto in noi subentra
col furore di vivere in eterno
tra fessure di sabbia ancor più ardenti
che aprono piaghe in molte gregge.
Loasi di silenzio in fondo al cuore
non salva dal tormento arido e spesso
la nostra schiatta d'uomini perversi,
vivi solo di pene, oppur di pianto.
Nella chiesa del cuore più non entra
né Iside, né Osiride da tempo
perché offriamo incesto anziché incenso,
com'eco disarmonico all'orrore
di un'infanzia feroce, senza scampo,
tra Sodoma e Gomorra dove Cronos
l'antropofago ancora ci divora.
[ ]
da IL BATTELLO FANTASMA
Il battello fantasma
Ero alla fonda
in una notte arcana
sotto una luna ovale
schiacciata tra le nubi.
Le vele, senza luce,
ché penetrava appena
quella del sogno,
erano lumi spenti
sull'albero maestro.
Avrei salpato in sogno,
intrepido nocchiero,
tra le onde del buio
laddove anche una nave
senza carena o vela
galleggia senza danno.
Ma avrei dovuto cedere
all'estasi del volo
oltre la luce opaca,
bucando anche le nubi
per puntare allo zenith,
oltre l'assurdo limite
d'ogni viaggio sognato.
Ma il battello alla fonda,
senza ritmo al cuore
né un alito il vento,
s'arenò sul timore.
Le vele, senz'anima,
pendevano alla barra
come ali d'uccello
imbalsamato al gelo.
Ed ero senza bussola
per almeno accennare
a una traccia di rotta.
Che avrei potuto fare
se tutto era in necrosi?
La stasi del coraggio,
il vento latitante,
il mare chiuso a specchio
e la luna senza vita
ebbero il sopravvento:
uccisero il mio sogno
per tanto e tanto tempo.
Sicché io non partii
e stetti a lungo in porto,
io, battello fantasma
su mari senza orizzonte,
attendendo che libera luna
dal morso di nubi indiscrete
illuminasse il mio viaggio.
[ ]
Le bateau fantôme
Jétais au mouillage
par une nuit secrète
sous une lune ovale
écrasée entre les nuages.
Les voiles, sans lumière,
car pénétrait à peine
celle du rêve,
étaient des lumières éteintes
sur le grand mâ t.
En rê ve jaurais levé lancre,
intrépide nocher,
dans les vagues du noir
là où mê me un bateau
sans carène et sans voile
navigue sans dommage.
Mais jaurais dû céder
â l'extase du vol
au-delà de l'opaque lumière,
trouant mê me les nuages
pour viser le zénith,
au-delà de l'absurde frontière
de tout voyage rê vé.
Mais la nef au mouillage,
sans rythme au coeur
ni souffle de vent,
senlisa dans la peur.
Sans â me, les voiles
pendaient au mâ t
comme des ailes doiseau
momifié par le froid.
Et jétais sans boussole
pour au moins esquisser
une trace de voie.
Quaurais-je pu faire
si tout était nécrosé ?
Les stases du courage,
le vent fuyant,
la mer close en miroir
et la lune sans vie
eurent le dessus :
ils tuèrent mon rêve
pour tant et tant de temps.
Donc je ne partis point
et longtemps je restai au port,
moi, bateau fantôme,
sur des mers sans horizon,
attendant que la lune libérée
de la morsure de nuages indiscrets
éclaire mon voyage.
(da Le bateau fantôme, Beuvry, 2003, traduit par Monique Baccelli)
Io, mare
Un'isola, una spiaggia,
e, quasi per sussulto, il mare.
Che mi rivela un'alba.
La mia infanzia sale
tra sole arena e vento
e giochi tra i ginepri.
Poi un grido, forse un volo
per un segreto percorso:
un sogno emerso.
Così inizia il viaggio
la mia avventura
in cerca di radici dove il mare
in rivoli disperde fra le coste
il suo umore e il mio:
il nostro sangue.
La mia linfa è nell'acqua.
Mi riconduce al segno d'un evento
all'immagine cauta d'una vita
da attraversare,
me riflesso nell'altro:
nel tangibile segno delle aurore
di un'alba fenicia
mentre il molok m'arde.
Questa la gemmazione dell'evento
mentre cerco il segno, la mia traccia
nelle ceneri calde
per rinascere ancora
nell'aranciosolare mattino.
E ancora il mare, mio sangue,
annoda il tempo all'alba
della mia vita
riflessa nello specchio ribaltato
dei mio essere multiplo:
vicende in me riassunte,
amalgama di sensi e di tensioni.
E moto, e tempo, e il mio essere
incerto e irreale
nel sentirmi mare
che sale e scende in oscure maree
in calme estese a sfinire
ora in spuma su sabbia
che lentamente in bolle
esplode al sole
che con lieve carezza
tutto m'arde.
Io, fiume
Io, fiume
Mi riconduco, lento,
nell'alveo della vita,
fiume che s'è stancato
d'essere torrente
e qualche volta rio.
Mi riconduco al pio
senso dell'esistenza,
scendendo lentamente
a valle, mentre a monte
tutto riprende forma.
Il ghiacciaio ritorna
alla sua immane vetta
e sul pendio si scioglie
lentamente in cascata,
in rivolo che scende
a ricomporre il corso
d'una vita sconvolta
da lunga siccità
o da tormenta.
Eu, rîu
Eu, rîu
Incet, m-a_ez din nou
pe linia viecii,
fluviu ce-a obosit
pîrîu s fie
_i rîu, cîteodat.
M duc din nou spre credinciosul
sens al existencei
coborînd pe-ncetul
la vale, cînd spre munte
prime_te totul form.
Ghetarul se întoarce
spre groaznica lui culme
topindu-se pe coast-n
continu cdere,
într-un pîrîu ce vine
recompunînd traseul
unei vieci rv_ite
de-o seceta-ndelung,
de viscol.
(trad. di Stefan Damian in Tentativo di cantare una nuvola/Încerare de a cînta un nor)
da VUXE DE CÂDESÉDDA
Téi bella, Câdesédda,
Téi bella, Câdesédda,
in sciû mò destàiza
cumme 'na siréna ch'a cante
mâvegiuze cansuin.
Se dâ Ture löggiu u se destende
u labrasse i orchi de ciazze
che sun cumme n miraggiu
de giancu e de turchin.
Téi duse, Câdesédda,
destàiza n sciâ campagna
che a rie ancun tra u verde
e u russu di ventrischi
chì e là brüxè dau sù.
I scöggi à piccu
dâ Punta à Macori
t'abràssan insémme
au sé turchin.
Ghè na rócca â Saliñ a
che a può in béccu dàquila,
cun u punente a singianche
fin quexi à xuò.
E u passu dâ Gùndua
tra i scö ggi nàigri à stramüu
u lè n punte pe n mundu
de sea, d'argentu e de sù
in sciû mò sensa fin.
E püre, à vótte,
quarchedün u te lasce
SEI BELLA, CALASETTA - Sei bella, Calasetta, / sul mare distesa / come una sirena / che canta canzoni stupende. // Se dalla Torre l'occhio si distende / abbraccia gli archi delle spiagge / che sono come un miraggio / di bianco e di azzurro. // Sei dolce, Calasetta, / distesa sulla campagna / che ride ancora tra il verde / e il rosso dei lentischi / qua e là arsi dal sole. // Gli scogli a picco / dalla Punta a Maccari / ti abbracciano insieme / al cielo turchino. // C'è una roccia alla Salina / che sembra un becco d'aquila / col vento di ponente si imbianca / fino quasi a volare. // E il passaggio da La Gondola / tra gli scogli neri a strapiombo / è un ponte per un mondo / di seta, argento e sole / sul mare sen za fine. // Eppure, a volte, / qualcuno ti abbandona.