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Salon du Livre, la guerra continua |
E' una piccola favola dal titolo L'incorreggibile. Dio appare in sogno al Cavaliere e gli consiglia dismetterla con la sua ambizione smodata e l'insaziabile sete di potere. Sono assolutamente ridicole. Anche se tu dovessi conquistare tutto l'universo, figlio mio, è finito gli spiega. Che cosa vuoi dire? gli chiede il Cavaliere. E Dio gli spiega: Immagina che io possieda una collezione composta di migliaia e migliaia di bottiglie di champagne. Ne ho stappata una, e quello che voi chiamate Big Bang altro non è che il rumore del tappo che saltava, ho riempito il bicchiere e mi preparo a berlo. Le stelle che i vostri astronomi vedono nascere e morire non sono altro che le bolle che si formano ed esplodono. Tu sei dentro il bicchiere, e il bicchiere è il tuo universo. Ma quando avrò bevuto lo champagne, il vostro universo sparirà. Hai capito?. Perfettamente risponde il Cavaliere. E quanto costa comprare tutta la collezione?. Questa poetica barzelletta sul premier, firmata da Andrea Camilleri, è apparsa sulla controcopertina di Le Monde des Livres, il supplemento settimanale di Le Monde dedica alla produzione editoriale. La pagina era dedicata alle polemiche intorno al Salon du Livre, la manifestazione che si terrà a Parigi dal 22 al 27 marzo e che vede quest'anno il nostro paese ospite d'onore: un'intervista con lo scrittore siciliano, i cui libri sono tradotti in Francia da Fayard, da Fleuve Noir e da Metaillé, un pezzo del dibattito sul caso Italia che sta dividendo anche il mondo dell'editoria francese e la piccola favola. Camilleri spiega al quotidiano parigino perché, come Vincenzo Consolo e come Antonio Tabucchi, abbia annunciato la sua defezione dalla delegazione ufficiale di sessantuno scrittori concordata con l'Associazione Italiana degli Editori e il suo corrispettivo d'oltralpe, il Syndacat National de l'édition. E perché, compatibilmente con le sue condizioni di salute, sarà nei padiglioni delle porte de Versailles, però a proprie spese e per la semplice gioia di incontrare editori, lettori e traduttori. Per evitare incontri sgradevoli chiarisce. Poi analizza, punto per punto, l'operato del governo: falso in bilancio, rogatorie, giustizia, dimissioni di Ruggero, revoca dei magistrati nominati all'Ufficio europeo antifrodi. E dice che i suoi compatrioti scandalizzati per le affermazioni di Catherine Tasca (il ministro francese della Cultura e della Comunicazione che ha dato fuoco alle polveri pregando Berlusconi di non presenziare all'apertura del Salon) dovrebbero ripensare a quello che il premier e i suoi ministri sono stati in grado di dire sui loro colleghi belgi e francesi. Il padre del commissario Montalbano rivendica la necessità di essere in questo momento apocalittici. E, alla domanda dell'intervistatore sull'altro corno del conflitto d'interessi del premier (proprietario della maggior concentrazione della carta stampata) Pubblichereste comunque con Mondadori?, replica, limpido e amaro: In Italia è quasi impossibile fare checchessia senza cadere su una proprietà, totale o parziale, di Berlusconi. La guerra del Salone non si sa come andrà a finire. C'è il rischio, certo, che si trasformi in un inestricabile viluppo. Perché l'omaggio all'Italia è stato messo in calendario in epoca pre-berlusconiana. Ma adesso il padiglione che ospiterà i nostri stand, allestito da Pier Luigi Pizzi su disegno settecentesco del francese Petitot, sta diventando un monstrum: sul fronte francese, Tasca vorrebbe evitare l'ufficialità, Eyrolles, dello Sne, ha rilasciato invece dichiarazione affettuose per il nostro governo (al quale ha professato lapsus freudiano? - complicità), un paio di editori francesi, Fayard e Bourgois, sono insorti, la Fnac (la grande catena di librerie), non sarà per caso, dedica stavolta il suo caffè letterario, durante il Salon, al tema Libro, cultura, democrazia e tolleranza. Sul fronte nostrano, ci ha pensato il sottosegretario Sgarbi a buttare benzina sul fuoco osservando che dei 61 scrittori scelti il grosso è di sinistra e che il governo è tanto liberale da pagargli la trasferta nella Ville Lumière. Mentre Alain Elkann, suo consigliere, nella lettera inviata giovedì, al nostro giornale ha definito incivili e antidemocratiche le prese di posizione di Camilleri, Tabucchi e Consolo (e, in margine alla presentazione del nuovo libro di Dacia Maraini, a Milano, ieri Consolo ha definito ridicole le parole di Elkann, replicando che lui al Salon ci andrà ospite dei francesi). Quello che è certo, è che la guerra continua in Francia a tenere le pagine dei giornali. Anche Libération, col titolo L'Italia si lacera), ha pubblicato l'altroieri un servizio su due pagine, completo di intervista a Sgarbi, riportando le posizioni espresse da alcuni degli autori destinati a far parte della delegazione ufficiale: oltre a no di Consolo, Camilleri e Tabucchi, i sì di Scarpa, Rasy, Raboni, De Luca. Chi ha ragione? Chi pensa che un no sia un gesto di protesta inevitabile in questa situazione o chi pensa che la politica si faccia altrove? Per intanto, una cifra su cui vale la pena di riflettere: il pavillon settecentesco costa due miliardi e mezzo. Sono gli unici soldi che il ministero per i Beni Culturali spenderà quest'anno per la promozione del libro. Dalla Finanziaria, infatti, sono scomparsi i dodici miliardi che sono scomparsi dodici miliardi che il governo precedente aveva stanziato, negli ultimi due anni, per promuovere la lettura: gli incontri con gli autori nelle biblioteche comunali, il potenziamento delle biblioteche scolastiche ecc... Maria Serena Palieri L'UNITA' 09/02/2002 |
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