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LO SCHIACCIANOCI |
Balletto
fantastico in due atti e tre scene
tratto da un racconto di
Ernst Theodor Amadeus Hoffmann
rielaborato da Alexandre Dumas
Libretto
di
Marius Petipa
Musica
di
Piotr Ilich
Chaikovskij
E'
la sera della vigilia di Natale. Scena
I Arrivano
gli invitati: gli amici di Clara e Fritz, i figli del borgomastro
e i loro genitori. Anche
lo Schiaccianoci adesso è accanto alla bambina e porta con
sé un esercito di soldatini che mette in fuga i
topi. Inizia il viaggio incantato.
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Ouverture miniature ATTO I° Scena I
Zuffa
dei bambini
Valzer dei fiocchi di neve |
ATTO II° La Fata Confetto accoglie Clara e il Principe
La
festa si conclude con i fiori che danzano. |
ATTO II° Il
castello magico Divertissement
TrepaK
Danza russa Valzer
dei fiori Valzer finale e Apoteosi Risveglio di Clara |
LALBERO
DI NATALE
Era
la vigilia di Natale. Nella grande sala, la mamma e il babbo stavano
preparando un bellissimo albero, decorato con lustrini dargento
e candeline colorate. Cera una gran confusione, perché
ad aiutarli erano arrivati anche i nonni e altri parenti, che
facevano a gara nellammucchiare sotto lalbero i regali
per i bambini.
Attento, questo rametto si spezza se gli
attacchi una bambola così pesante diceva la mamma.
Quella candelina è storta e non si accende
diceva il babbo.
Alla fine tutto a posto. Le luci dellalbero
si accesero tutte insieme, le porte della sala si spalancarono e i
bambini entrarono di corsa dirigendosi verso lalbero.
In testa, cerano Clara e Fritz, i piccoli padroncini di casa, cui facevano seguito i chiassosi cuginetti.
Essi stavano infatti arrivando e primo fra tutti, carico di doni, cera un vecchio amico di famiglia, il padrino di Clara che i ragazzi chiamavano affettuosamente zio Dross.
Egli
era conosciuto in città come un ingegnoso inventore di
giocattoli meccanici.
E dai suoi pacchi, come per incanto, saltarono fuori una bella bambola dal vestito di raso e dai capelli biondi, un soldatino con il suo bravo fucile sulle spalle e infine due magnifici burattini meccanici, Arlecchino e Colombina, che si misero subito a ballare.
E da un grande pacco tirò fuori uno strano pupazzo tutto colorato che dallaspetto, sembrava un soldato in alta uniforme. Portava una bella divisa rossa e blu, con un fila di bottoni scintillanti; indossava pantaloni bianchi con stivali neri e dal fianco gli pendeva una lunga sciabola. Aveva gli occhi azzurri e un paio di lunghi baffi arricciati. Ma ciò che colpiva di più era la fila di denti bianchi che appariva sotto i baffi.
"Che cosè?" chiese Clara.
"Uno Schiaccianoci!" rispose zio Dross.
La noce però era davvero troppa grossa e non si ruppe. Furono invece i dentini del povero Schiaccianoci che andarono in mille pezzi.
A questo punto intervenne di nuovo zio Dross.
"Non temere, Clara, ci penso io" disse. E facendo finta di essere un dottore fasciò la testa al povero Schiaccianoci.
Clara lo riprese asciugandosi una lacrima, e si strinse lo Schiaccianoci sul cuore.
Ma ormai si era fatto tardi. Era ora di andare a dormire.
"A letto bambini" disse allora la mamma Abbiamo fatto anche troppo tardi.
Fritz e Clara si avviarono verso le loro stanzette.
poi salì nella sua camera per dormire.
CLARA E LO SCHIACCIANOCI
La notte era ormai profonda e attorno a Clara tutto era calmo e silenzioso. Dalla finestra entrava la luce della luna che illuminava il suo lettino.
Clara non riusciva a dormire.
La curiosità era così forte che ad un tratto saltò fuori dal letto e andò nella grande sala dellalbero.
In quel preciso istante lorologio a cucù si mise a battere le ore. Ah, che spavento! Era la mezzanotte.
Clara guardò lorologio e il suo spavento crebbe.
Intanto nel silenzio della sala, incominciò a risuonare uno strano rumore. Sembrava che uno, due, cento topi stessero rosicchiando insieme il legno del pavimento. Poi, nel buio, apparvero due puntini luminosi, poi altri, altri ancora. Erano gli occhi di un esercito di topi[...]
Sono stati richiamati qui dai resti delle torte ed dei dolci. pensava Clara. E fu presa da una tale paura che incominciò a tremare come una foglia. Voleva fuggire, ma i topi erano là, in agguato, che le sbarravano il passo.
" Aiuto! Aiuto!" gridò allora la bambina in preda allo spavento. E si lasciò cadere sfinita su una poltrona.
LA BATTAGLIA CON IL RE DEI TOPI
A
questo punto lalbero di Natale cominciò a ingrandire, a
ingrandire, anche i dolci e i giocattoli appesi allalbero
divennero cose vive, i suonatori si misero a suonare i loro
strumenti, sulle mura del castello le sentinelle gridarono: Chi
va là? e i soldatini si schierarono pronti a dare
battaglia.
Ma intanto nella sala anche i topi si erano fatti
sempre più grandi e si vedevano muoversi e agitarsi
nellombra, avanzando pronti allattacco. Clara, sempre più
spaventata, voleva fuggire, ma non riusciva a muovere le gambe.
Lo
Schiaccianoci si svegliò, si levò dal suo lettino,
sguainò la sciabola e si pose alla testa dei soldatini, in
aiuto di Clara.
Tra i
topi e i soldatini ci fu una gran
battaglia.
Il pavimento si sollevò proprio sotto ai
loro piedi e dal suolo sbucò, spinto da una forza occulta, il
re dei topi, lasciando apparire le sette teste coronate fra i detriti
della muratura.
Il re si gettò nella mischia
seguito da una nuova squadra di feroci roditori.
I suoi lunghissimi baffi, il suo pelo lustro, i suoi denti affilati ben in mostra, le sue unghie terribili, il tono imperioso dei suoi gesti e della sua voce, lo rendevano un vero condottiero.
Alla sua comparsa, premuti da ogni parte, i soldatini cominciarono a indietreggiare. Solo lo Schiaccianoci con la sciabola sguainata resisteva in prima fila combattendo eroicamente.
Il re dei topi lo vide e si gettò su di lui. Lo scontro fu durissimo: lo Schiaccianoci si difendeva coraggiosamente menando grandi colpi di sciabola, ma lorribile topo aveva sfoderato i suoi artigli e avanzava di continuo soffiando e stridendo di rabbia. E già stava per abbatterlo quando... Clara con un grido di disperazione lanciò la sua pantofola contro il Re dei topi che rotolò su se stesso e si rovesciò a terra, morto stecchito.
Abbiamo vinto! esclamò Clara al colmo della felicità e si voltò verso il suo Schiaccianoci.
Lo Schiaccianoci era diventato un bellissimo principe.
Io sono un principe che un mago aveva tramutato in schiaccianoci. Le tue attenzioni e il tuo affetto mi hanno liberato per sempre. Vieni con me nel paese dei dolci.
ATTRAVERSO LA FORESTA MAGICA
Cammina,
cammina, giunsero in una foresta magica: vi erano pini altissimi e
frondosi e, meraviglia delle meraviglie, dai loro rami pendevano
giocattoli scintillanti, cioccolatini, caramelle.
Ruscelli dalle
limpide acque scorrevano mormorando in mezzo allerba e sui rami
cantavano uccelli di ogni specie.
Nel
bosco incontrarono gli gnomi dal cappuccetto rosso con in punta un
piccolo campanellino.
Intanto
il cielo era diventato grigio e qualche fiocco di neve incominciò
a danzare nellaria.
Incomincia a nevicare.
disse il re degli gnomi al principe
Sulla foresta magica e sul villaggio degli gnomi si era ormai messo a nevicare abbondantemente, ma i fiocchi non cadevano, danzavano nellaria un bellissimo valzer: il valzer dei fiocchi di neve.
NEL PAESE DELLA FATA DEGLI ZUCCHERINI
Cammina cammina arrivarono ad un magnifico castello, che sorgeva in cima ad una collina di zucchero. Era un castello costruito con pietre di marzapane, tozzi di cioccolato, vetri di zucchero candito;il ponte levatoio era fatto di biscotti che resistevano anche al passo dei cavalli, manovrato da funi su cui erano infilate come perle grossi confetti rosa.
La fata degli zuccherini accolse con grandi feste il principe e la nostra Clara
La fata fece un cenno ed ecco apparire nella sala una grande tavola sontuosamente imbandita con montagne di dolci, cioccolato, bibite di ogni sorta: dallaranciata al tè, al caffè, e ogni altra ghiottoneria.
Accomodatevi e servitevi disse la fata degli zuccherini al principe e a Clara.
A questo punto nella grande sala arrivarono i ballerini che ballavano una danza spagnola suonando nacchere e chitarre.
Venne servito il caffè e allora nella sala comparvero altri ballerini avvolti nei caratteristici caffetani: essi ballavano una danza araba.
Bravissimi gridò Clara battendo le mani.
Fu servito il tè.
Un vecchio cinese con il vestito di seta gialla, su cui spiccava un enorme drago, era seguito da una bellissima fanciulla che teneva il vassoio con le tazze fumanti del tè. Dietro comparvero dei ballerini con gli occhi a mandorla che al suono di strani strumenti diedero inizio alla danza cinese, allegra e vivace, ravvivata da piccoli squilli argentini.
Arrivarono
i cosacchi. I cosacchi correvano, poi si disposero in cerchio,
danzando e saltellando allegramente.
Avevano belle uniformi con
orli di pelliccia, pantaloni a sbuffo che si infilavano negli stivali
di cuoio e portavano in testa vistosi colbacchi. Nulla poteva
eguagliare la loro danza frenetica che girava intorno in modo
vorticoso, con gambe e braccia che mulinavano nellaria.
Clara non poté trattenere la sua meraviglia che crebbe maggiormente quando scese in campo una banda di pifferi fatti di marzapane, che suonavano da soli e danzavano nello stesso tempo e subito dopo quando si fece avanti mamma cicogna con le sue alte zampe e il suo lungo becco, che si muovevano in modo buffo al ritmo della musica.
Gli strumenti suonavano il valzer dei fiori e tutti si misero a danzare allegramente sotto gli occhi di Clara e del principe Schiaccianoci. A un certo punto i ballerini si arrestarono e gridarono in coro: Vogliamo Clara, vogliamo il principe. Questa è anche la loro danza! I due non se lo fecero ripetere.
Tenendosi per mano, si lanciarono nella mischia danzando a loro volta il valzer dei fiori. E mentre ballavano gli altri convitati si allargarono in cerchio, lasciandoli soli al centro, mentre dallalto, come in un sogno, scendevano viole, mughetti, gigli, gelsomini e petali di rosa, spargendo intorno un dolcissimo profumo.
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