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Caro
direttore, Cè un fatto apparentemente insignificante, rispetto al clamore e al bailamme che caratterizza lestate politica italiana, che a me non sembra affatto insignificante. Anzi, mi sembra assai strano e degno di riflessione. Ho letto sulla varia stampa, anche quella che non appartiene ancora allonorevole Berlusconi, che lonorevole Berlusconi, rivolgendosi in pubblico al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, gli ha dato ostensivamente del tu. La forma di cortesia,o sistema allocutivo, come chiamato in grammatica, è stata segnalata con orgoglio dai giornali che appartengono allonorevole Berlusconi (cioè quasi tutti). È apparsa invece maleducata a quei giornali che non appartengono ancora allonorevole Berlusconi (ormai pochissimi, fra i quali il tuo). Infine, non ha avuto alcun commento dal giornale che appartiene al presidente della Repubblica, che non è un vero e proprio giornale, ma è meglio, perché è la voce stessa del presidente della Repubblica, che è lui stesso il giornale della sua Repubblica. E neppure del suo ufficio stampa, cioè il Quirinale. Ma a mio avviso il tu di Berlusconi al presidente della Repubblica va al di là di una maniera disinvolta di chi se ne frega delle buone maniere. Daccordo, Berlusconi è persona spiccia (dico formalmente perché sospendo il giudizio nella sostanza): i suoi gesti, le sue parole, il suo abbigliamento denotano quella pacchianeria di chi ha il portafogli pieno ma che si mette le dita nel naso (e, spesso, nel naso altrui). Ma nella sua maniera di intendere e di volere, che credo riveli una strategia, luso spregiudicato del tu a Carlo Azeglio Ciampi è, secondo me, qualcosa di più e di oltre. È un segnale. Cioè, un messaggio. Qualcosa da decifrare. Insomma, unallusione. Quellallusione che fa ricordare la Pizia delloracolo di Delfi di cui gli antichi dicevano: Dice e non dice, ma allude. Dare del tu a un presidente della Repubblica da parte di un presidente del Consiglio non si è mai verificato nella storia della Repubblica italiana. Anche quando il presidente del Consiglio era un democristiano (cioè quasi sempre) e il presidente della Repubblica un altro democristiano (cioè quasi sempre), il presidente del Consiglio trattava con la distanza e la deferenza dovuta (lei, oppure signor presidente, eccellenza, a scelta) il presidente della Repubblica, significando con questa forma che lui, presidente del Consiglio, rappresentava un governo di una sola parte degli italiani, anche se maggioranza, mentre il capo dello Stato rappresentava appunto tutti i cittadini italiani, cioè lItalia. Dopodiché, in privato, potevano anche darsi pacche sulle spalle, perché magari uno dei due presidenti era padrino di battesimo del nipotino dellaltro, o perfino socio in affari. Ma, formalmente, in pubblico, uno era il capo di uno Stato, laltro solo il capo di un governo. Lonorevole Berlusconi ha infranto questa regola. Ne ha infrante tante, lo sappiamo, e lo sanno gli Italiani. Ma a me questa sembra la più inquietante di tutte, perfino di dire che lopera della magistratura in questi anni è stata una guerra civile. Gli sgarbi o le disinvolture di Berlusconi li ho ricordati nel tuo giornale, ma hanno ricevuto silenzio intorno a noi. Ha cominciato un anno fa, ai giorni del G8 di Genova, apparendo in televisione accanto a Carlo Azeglio Ciampi. Un momento tragico per la Repubblica, simile alla bomba di piazza Fontana o della stazione di Bologna, per dire agli italiani che le democratiche forze dellordine avevano ripristinato lordine turbato da bande di facinorosi. Ora si scopre che queste forze dellordine forzarono la democrazia,che con certi facinorosi erano in combutta (si è visto nei documentari)e si comportarono da picchiatori selvaggi con chi facinoroso non era. E che le garanzie costituzionali in Italia furono vacanti per un giorno e più. Mi chiedo: fu Berlusconi a proporre a Carlo Azeglio Ciampi di affiancarlo in quel messaggio alla Nazione? O fu il contrario? Il tu di Berlusconi a Ciampi solleva questo allarmante interrogativo. Secondo sgarbo (almeno apparente): la sera del 22 aprile ultimo scorso, pochi giorni dopo lassassinio di un tecnico dello Stato, il professor Marco Biagi, e alla vigilia di una grande manifestazione sindacale, lonorevole Berlusconi, a reti unificate sulla televisione di Stato, lancia un messaggio alla Nazione. Lo fa travestito da presidente della Repubblica, con la scenografia e latmosfera di unoccasione di capo dello Stato. Nel frattempo il vero capo dello Stato non cè: la sua immagine è latitante, per tutti i cittadini italiani. Perché? È andato a far visita privata (sottolineo la parola privata) ai congiunti del professor Biagi che avevano rifiutato i funerali di Stato. Mi chiedo: fu lonorevole Berlusconi che volle questa messinscena (la televisione a suo modo è una messinscena) o il contrario? Il tu di Berlusconi a Ciampi autorizza questo interrogativo. Insomma, cosa significa questo tu apparentemente allegro e spregiudicato, oltre che esibito in ogni forma mediatica, di Berlusconi a Ciampi? Una vecchia amicizia? Una confidenza da antichi compagni? Un avvertimento? Se è così, sarebbe preoccupante. Perché la biografia dellonorevole Berlusconi almeno in quello che è possibile, la conosciamo: cantò sulle navi da crociera, fu costruttore edile, fu amico di Craxi, ebbe una tessera della Loggia P2 di Licio Gelli, entrò in affari, familiarizzò con banchieri, divenne miliardario. Ma, mi chiedo, cosa centra Carlo Azeglio Ciampi con tutto questo? Egli è stato solo governatore della Banca dItalia e ministro delle Finanze di un governo. E allora? Allora a cosa allude questa inquietante confidenzialità che esibisce con lui lonorevole Berlusconi? Insomma, cosa insinua loracolo di Delfi? E perché, mi chiedo, il presidente Ciampi non lo ha messo al suo posto come meritava? Magari non subito, in quella circostanza ufficiale, perché non sarebbe stato educato. Ma dopo, con una nota pubblica del Quirinale, dove gentilmente si deprecava che lonorevole Berlusconi trattasse il capo dello Stato come un compagno di merende. Ciò avrebbe rassicurato i cittadini italiani che avrebbero detto: ma guarda questo bel tipo, che faccia tosta, ci ha presi per il pubblico delle navi da crociera. Invece no: silenzio da tutte le
parti. Su questo oscuro quesito delloracolo di Delfi, che
non ho inventato io, caro direttore, ma lonorevole
Berlusconi, non voglio chiedere la tua opinione in quanto
direttore. Sarebbe troppo chiedere. Antonio Tabucchi 09/08/2002 |
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