Caro
Direttore, vedo con soddisfazione che sul tuo giornale,
dopo il mio articolo sulle parole del Presidente Ciampi sulla
Repubblica di Salò, si è aperto un ampio dibattito.
Esso palesa un disagio diffuso nellopinione pubblica e allo
stesso tempo la voglia di discutere i giudizi che vengono
pronunciati con solennità ma che spesso prescindono dalla
realtà storica che il nostro Paese ha vissuto.
La
discussione è lossigeno della democrazia, perché
come diceva uno che se ne intendeva nessuna democrazia è
perfetta ma sempre perfettibile. In Italia, poi, essa mi sembra
più perfettibile che altrove. E poiché sono
convinto che la Storia non si fa con asserzioni astratte ma con
documenti, credo che se essa oggi, in alcuni casi, si può
prestare a una riscrittura, significa che gli inequivocabili
documenti che essa ci ha lasciato non sono stati sufficientemente
difesi dalla memoria nazionale che avrebbe dovuto farne
patrimonio di libertà, di democrazia, di sentimento
dellunità del Paese e di insegnamento per i giovani.
Credo
che un giornale come il tuo, in questo momento di apnea storica
che lItalia sta vivendo potrebbe dare il suo modesto
contributo per illustrare agli italiani alcuni momenti, alcuni
episodi e alcune figure della nostra storia recente che le
giovani generazioni ignorano perché la scuola italiana,
nel licenziarli, li lascia senza informazione sul nostro passato
prossimo.
Ti
faccio perciò una proposta: quella di intraprendere dei
servizi informativi di carattere storiografico che credo possano
essere assai utili. E per esempio, proprio sulla repubblica di
Salò, potresti partire dalla Toscana, che è la mia
regione e pubblicare documenti e testimonianze sulla banda di
repubblichini che imperversava negli anni di Salò a
Firenze, la cosiddetta «Banda Carità». A
Firenze, sulla via Bolognese, allangolo con viale Trieste,
cè un brutto edificio dove una lapide, con le parole
di Piero Calamandrei, ricorda le nefandezze che i repubblichini
della Banda Carità compivano in quel loro quartier
generale: torture sistematiche, assassini, violenze di ogni
genere. Certo che un bravo giornalista che abbia voglia di
documentarsi negli archivi fiorentini unito a un volenteroso
cronista che rintracci i sopravvissuti di quelle torture (ci sono
molti fiorentini ancora viventi che passarono in quelle
famigerate stanze: devono avere allincirca letà
del presidente della Repubblica), potrebbero efficacemente
illustrare ai lettori le imprese di quei «ragazzi di Salò».
Poi alla fine dei servizi, che possono essere estesi ad altre
regioni, saranno gli stessi lettori a decidere se costoro avevano
come ideali lonore della patria e lunità
dItalia. La verità è concreta, diceva Bertold
Brecht. Vogliamo provare a verificarla? Un cordiale saluto.
Antonio
Tabucchi L'UNITA' - 26/10/2001
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