Mi
pare ozioso commentare le parole del vicepresidente del Consiglio
Gianfranco Fini sul pacifismo quale caricatura della pace,
sul suo implicito elogio della guerra e sul suo appello alla
guerra contro il pacifismo. Lo ha già fatto
egregiamente su questo giornale Furio Colombo. Fini è solo
logico, e le sue parole appartengono alla ideologia da cui
proviene: La guerra sola igiene del mondo di
Marinetti, linsegnamento del suo maestro Almirante di cui è
stato il pupillo prediletto, che firmava i bandi nazifascisti
contro i partigiani durante la Repubblica di Salò.
Fini
è solo più franco del resto della compagine di
governo, che usa mezzucci più mediocri: oscura in
televisione le grandi manifestazioni pacifiste in Italia e nel
mondo, rispolvera leggi del ventennio per far togliere la
bandiere pacifiste dai luoghi pubblici, perché una legge
ancora in vigore dice che solo il tricolore e i ritratti del duce
e di Vittorio Emanuele III possono apparire nei luoghi dello
Stato italiano. Fini potrebbe anche esigere di vederla applicata
alla lettera.
Del
resto lItalia ha una solida tradizione fascista. Anzi, il
fascismo è lunica forma di Stato originale che
lItalia ha prodotto esportandolo nel Novecento con successo
in Germania, Spagna, Portogallo, Ungheria, Romania. Le altre
forme che ha sperimentato, monarchia costituzionale e repubblica
parlamentare, non sono di origine italiana, sono state copiate da
altri Paesi.
Una
tradizione, quella italiana, che trovò un largo consenso
nel ventennio (gli italiani andarono tutti dietro a Mussolini,
perché gli piacque) e a contestare lo Stato corporativo e
totalitario, lo Stato etico di Gentile, fu unaristocrazia
operaia e intellettuale, quella che poi organizzò la
Resistenza, che divenne lotta di popolo solo quando lItalia
si trovò in fondo al baratro. Non mi stupirei se presto
tornassero in auge le delazioni, visto che la delazione fu
unattività praticata con passione dagli italiani
durante loccupazione nazista. Mi si obietterà che
molte famiglie ricoverarono Ebrei e altri perseguitati. È
vero, ed ho lorgoglio di conoscere proprio una di queste
famiglie. Ma anche qui è una questione di prevalenza, e
gli storici sul problema hanno raccolto documenti in abbondanza:
a una grandissima parte degli italiani piaceva denunciare. Del
resto il sistema di Berlusconi, con listituzione dei
telefoni ai quali i cittadini possono denunciare gli insegnanti
che non concordano con le leggi del governo sono già un
buon inizio: al Viminale si registra e si scheda. Le compagnie
telefoniche che forniscono alla presidenza del Consiglio i numeri
privati di tutti i cellulari degli italiani, oltre che una forma
di intimidazione intollerabile in ogni democrazia, sono la
dimostrazione spudorata della forma di controllo arbitrario cui
gli italiani sono sottoposti.
LItalia
è il paese del Noi diviso, per dirla con il
titolo di un libro di un grande filosofo attuale, Remo Bodei: una
buona parte degli italiani è sinceramente democratica,
unaltra buona parte profondamente fascistoide. Perché
il sentire fascista, nel suo senso più largo, se lo è
sempre tenuto dentro. E in un sistema democratico è solo
questione di prevalenza. Oggi, per tutta una serie di motivi che
lascio allesame degli storici, dei politologi e dei
sociologi, il sentire fascista è maggioritario. Del resto
non ho mai creduto che Berlusconi abbia vinto le elezioni perché
ha ingannato la gente. Credo che Berlusconi e una
certa Italia si sono piaciuti perché si assomigliano. E
chi si assomiglia, si piglia. Detto questo, vorrei però
notare che finché la Costituzione italiana non avrà
sostituito larticolo che dice: LItalia è
un paese che ripudia la guerra, con LItalia è
un paese che ama la guerra, il nostro è un paese
dichiaratamente pacifista, e che dunque le parole di Fini suonano
di spregio allo spirito della nostra Carta Costituzionale. Ciò
avrebbe meritato almeno un richiamo da parte di chi della
Costituzione è il garante. Osservo inoltre che le parole
di Fini risultano spregiative nei confronti dei militari italiani
in Iraq. Fino a prova contraria il contingente italiano è
in Iraq in missione di pace, e chi compie una
missione di pace è necessariamente un pacifista. A meno
che lon. Fini non abbia altre informazioni sullattività
dei militari italiani di cui noi, in questa guerra sporca e priva
di osservatori internazionali legittimi e credibili, non
disponiamo.
Antonio Tabucchi
L'UNITA' 21/09/2004
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