Lo
spettacolo italiano ha varie fasi. Sessant'anni fa fu la tragedia
collettiva. Poi sono venute le tragedie a macchia di leopardo, da
Piazza Fontana in poi. Oggi prevale il vaudeville, o lo
spettacolo circense, il carnevale, il teatro dell'assurdo. Nel
teatro dell'assurdo che oggi ci tocca, che è il mondo dei
media, lo show, non contano i fatti, contano le parole. Ad
esempio, voi attraversate la strada sulle strisce e sopraggiunge
una macchina a tutta velocità che vi prende in pieno e vi
scaglia a dieci metri di distanza. Voi gli gridate: killer,
criminale!. L'automobilista non si ferma ma per vostra
sfortuna ha il finestrino abbassato, e sul sedile accanto un
passeggero che può testimoniare l'epiteto ingiurioso. Voi
non sapete se un'assicurazione ripagherà le riparazioni
di cui necessitate, chi vi risarcirà - se sarà
possibile - del danno che avete subito.
Ma
di una cosa potete essere certi: che dovrete vedervela al
processo con il gentile signore che vi ha investito, perché
vi ha querelato per diffamazione. Con i vostri epiteti gli avete
rovinato la reputazione. Così imparate a essere
maleducati.
Leggo
su l'Unità la difesa del direttore di
Rifondazione Piero Sansonetti per la sgarbataggine
che Marco Travaglio ha usato verso la signora Ritanna Armeni, già
portavoce di Bertinotti, che per metà fa la giornalista al
quotidiano di Rifondazione Comunista e per l'altra metà
(virtù della par condicio) fa da coconduttrice con
Giuliano Ferrara in un suo delicato programma dove le parole sono
misurate e flautate come vuole il lessico che appartiene a
Ferrara e al quale egli deve la sua notorietà.
All'accorata domanda che la signora Armeni si poneva, costernata
che l'Unità non abbia anche a che fare con i
Ds (Ma non si può fare opposizione senza propaganda
urlata?), Travaglio ha risposto nella sua rubrica: Ma
sì che si può: basta accucciarsi ogni sera sulle
ginocchia di Ferrara e tenergli ferma la vittima di turno mentre
lui la mena. Risposta un po' insolente, non c'è che
dire, e che è costata a Travaglio, su molti giornali
educati, gli aggettivi di squadrista, maschilista e anticomunista
(quest'ultimo farà piacere a Berlusconi che magari gli
offre un posto).
Sono
certo che Marco Travaglio non se ne avrà a male se una
persona più anziana di lui si permette di introdurre nella
sua prosa quel tanto di galateo che l'Italia esige con le signore
e che si usava una volta. Accorata domanda della signora Armeni.
Risposta: ma sì che si può. Basta accompagnare ogni
sera in televisione un signore che qualche anno fa durante il
giorno era confidente di Bettino Craxi e nottetempo, dietro la
fontana del Pincio, affidava le sue confidenze a un agente della
CIA, o meglio spiegava Craxi agli americani, per
citare testualmente Ferrara. Perché (continuo a citare)
perdere l'innocenza era meraviglioso
e il passaggio
della busta piena di dollari aveva qualcosa di erotico. E
noi spettatori, quando la signora Armeni si pone l'accorata
domanda capiamo (anche se lei non lo dice perché certe
cose per educazione non si devono dire) che probabilmente si
riferisce a quella delicata definizione di giornale
omicida che il suo coconduttore riservò a l'Unità
o di mandante linguistico del suo eventuale omicidio
che riservò al sottoscritto e a Furio Colombo. Ma come no,
certo che si può. Basta abbandonarsi al leggiadro
controcanto che la signora Armeni riserva alle austere analisi
del suo coconduttore. La nostra fantasia è immediatamente
sollevata in alto, davanti agli occhi ci sembra di veder
volteggiare un'eterea ballerina della Scala, la musica ci
avvolge, eleva i nostri cuori, spegne i nostri bassi istinti che
la politica suscita e allontana i volgari pensieri maschilisti. E
ora capiamo come è più leggiadra la televisione da
quando è stato cacciato un pericoloso maschilista come
Enzo Biagi e ogni sera possiamo ascoltare le parole cavalleresche
di Vespa e di Masotti.
E
poiché si auspica che qualche osservatore americano guardi
il fine programma di Ferrara-Armeni e riferisca negli States, si
spera che finalmente a Washington si possano spiegare meglio,
oltre che il socialista Craxi, che ormai hanno capito bene, anche
certi giornalisti di Rifondazione Comunista. E capiscano che non
è un partito guidato da mangiatori di bambini, da rudi
contadini, da kolkotz o da vaccari texani, ma da persone eleganti
e cortesi. Dei veri, impeccabili bostoniani.
Antonio Tabucchi
L'UNITA' 02/03/2005
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