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Caso Armeni, un segno dei tempi |
Dati
gli eventi tragici di questi giorni, solo oggi, 8 marzo, chiedo
il diritto di replica a un articolo apparso su il
manifesto del 3 marzo u.s. intitolato Sineddoche che
mi riguarda. Ai lettori potrà sembrare strano che ricorra
a un diritto della stampa chi, come me, non solo ha ripetutamente
scritto su questo giornale ma lo ha anche sostenuto più di
una volta. Mi ci induce la natura di quell'articolo: un pezzo
anonimo non significa una persona, significa un giornale. Per
questo non lo chiedo per favore. La Sineddoche (devo
chiamarla così) mi accusa con modi poco benevoli di aver
fatto dell'ironia fuori luogo su una donna, l'attuale
collaboratrice di Giuliano Ferrara, signora Armeni, presentata
come esponente di una minoranza oppressa: le donne. Con un
disinvolto uso del politically correct, l'autore/autrice della
Sineddoche elude il vero problema, che non riguarda
nessuna condizione femminile ma è unicamente e
squisitamente politico. Fra l'altro la signora Armeni non mi pare
affatto una minoranza: se una minoranza c'è,
in quanto scrittore quella sono io. Con la mia penna, sempre da
solo, sono stato di volta in volta la donna o il bambino offesi,
lo zingaro, il negro, l'ebreo, il palestinese, il clandestino. E
senza tessera, senza dottrina di partito, senza segreterie
politiche, senza stipendi da parlamentare, senza gettoni di
presenza. La minoranza sono io, la maggioranza sta in
televisione. E l'anonimo autore/autrice dell'articolo de il
manifesto pare non aver capito cos'è la televisione
nell'Italia di oggi. Glielo dico: la televisione è il
potere. Il potere è di chi sta dentro la televisione,
siano essi squali o pesci in barile. Perché tutto è
televisione. Berlusconi è la televisione. Forza
Italia è la televisione. Il parlamento è
la televisione. La politica è la televisione.
Giuliano Ferrara è televisione. E chi lo
accompagna, uomo o donna che sia, è televisione.
Non si può stare contemporaneamente dalla parte di una
giornalista che ha rischiato di essere assassinata in Iraq e una
che tutte le sere sta in televisione con Giuliano Ferrara. Non è
solo la mia ferma convinzione, è anche un principio della
logica. Ma per alcuni, evidentemente, si può. È un
segno dei tempi. Ho trovato penoso sentir dire che la signora
Armeni sta nel programma di Ferrara a fare il contraddittorio.
So per esperienza cosa spetta a chi fa davvero il contraddittorio
a quel signore: viene definito mandante linguistico
del suo eventuale assassinio, il giornale su cui si scrive è
definito criminale o si viene addirittura querelati
perché gli hai rovinato la reputazione. Loro
fanno così: hanno i soldi e gli avvocati.
Antonio Tabucchi IL MANIFESTO 10/03/2005 |
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