Il
21 ottobre scorso su questo giornale uscì un mio articolo
intitolato «LItalia alla deriva». Era un
articolo apparso il giorno prima su «Le Monde» che
altri giornali italiani cosiddetti indipendenti avevano rifiutato
di pubblicare. Esso si riferiva al fatto che se oggi in Italia il
Presidente della Repubblica davanti alla lapide di un partigiano
afferma che i repubblichini combatterono comunque per lonore
della Patria e lunità dItalia, è meglio
acconsentire o almeno tacere. Il mio articolo dissentiva, per
questo fece scandalo, e non solo fra tutti quei giornali (e sono
molti) che oggi ai «valori» repubblichini si
richiamano. Perfino un giornalista televisivo, che viene pagato
con i nostri canoni ma che si scambia per un portavoce del
governo, mi indicò alla pubblica disapprovazione:
segnalato. Che certi princìpi costituzionali, come quello
che lItalia sia una Repubblica nata dalla Resistenza e si
fondi sullantifascismo, siano guardati con sospetto e
avversione è oggi palese. La Costituzione Italiana è
un ostacolo alla classe politica al potere: limpegno è
farla fuori al più presto. Negli ultimi giorni uno dei
poteri costituzionali fondamentali su cui si regge lequilibrio
democratico, la Magistratura, è stata oggetto di attacchi
da parte del potere politico impensabili in qualsiasi altro Paese
europeo. Il disegno è chiaramente eversivo. Per abbattere
la Costituzione e installare un regime è necessario minare
gli equilibri costituzionali. Il 5 dicembre lAssociazione
Nazionale Magistrati, dopo le parole eversive rivolte al potere
giudiziario dal ministro della Giustizia, il leghista Castelli,
si è dimessa. Il bubbone creato dai finanzieri, che per
non essere processati sono scesi in politica, è scoppiato
creando un conflitto istituzionale senza precedenti nel
dopoguerra italiano. Uno squilibrio di poteri così
allarmante non si era mai verificato. Ma, come dice la
Costituzione, cè un garante supremo della
Costituzione: il Presidente della Repubblica. Il 5 dicembre,
giorno delle dimissioni dellAssociazione dei Magistrati, il
garante della Costituzione era in visita ufficiale a Lisbona,
dove gli sono state celermente inviate da firmare le dimissioni
dellavvocato Taormina, il sottosegretario alla Giustizia
che ha aperto il fuoco a raffica sui magistrati lasciando poi la
mitragliatrice in mano al proprio ministro. Il Portogallo,
istituzionalmente, è un Paese giovane, più giovane
del nostro. Nel 1974 è uscito dalla dittatura fascista di
Salazar durata quasi cinquantanni, la più lunga
dEuropa. E nel ritrovare la sua libertà, il
Portogallo ha elaborato la sua Costituzione democratica
ispirandosi in parte a quella italiana (ricordo bene gli anni
della Costituente portoghese, ho conosciuto alcuni
costituzionalisti e so con quale attenzione guardassero alla
nostra Carta Costituzionale). E la Costituzione portoghese, come
la nostra e come del resto le altre Costituzioni europee, si basa
sulla distinzione dei poteri, con una distinzione molto netta tra
potere politico e potere giudiziario. In quel Paese di
navigatori, dove tali poteri per fortuna sono davvero separati e
autonomi, il nocchiero della Costituzione Italiana, proprio nel
giorno in cui lespressione di uno dei nostri poteri
istituzionali, sopraffatto dalle ingiurie, presentava le proprie
dimissioni, ha fatto un discorso solenne, come si addice ai Capi
di Stato, affermando che la democrazia si fonda sulla divisione
dei poteri, e se uno sopraffà laltro, buonanotte
suonatori. Parole sante! Mai affermazione parve più
opportuna agli sparuti giornali democratici sopravvissuti nel
regime italiano caratterizzato dal monopolio dellinformazione.
Grandi titoli rassicuranti hanno occupato le prime pagine di
pochi rispettabili giornali: Ciampi difende la distinzione dei
poteri, era il senso comune dei loro fieri titoli. Capisco la
loro fierezza: è confortante, anche se forse illusorio in
uno Stato in via di fascistizzazione, avere un Capo dello Stato
che ha il senso dello Stato. Ma è arrivata la sera del
6 dicembre con i suoi telegiornali della sera che riescono ad
essere a reti unificate, pur trasmettendo in orari diversi. Il
garante della Costituzione Italiana era a Oporto, bella città
sul fiume Douro, dai vini prelibati. E al cronista televisivo che
seguiva il suo viaggio ha tenuto a fare una specificazione.
Guardate, ha detto, che il mio discorso era stato preparato
qualche giorno prima e dunque non ha niente a che vedere con la
situazione italiana attuale: lungi da me. E poi ha aggiunto che
lui, allestero, non parla dellItalia. Al contrario di
Berlusconi, aggiungo io. Insomma (questo era il senso della sua
specificazione), il suo era solo un discorso «teorico»,
con la realtà del suo Paese non ha niente a che vedere.
Chi pensava che un discorso di elementare filosofia politica che
vale per tutte le democrazie valesse anche per lItalia,
deve ricredersi. Ci spiace, ma esso vale evidentemente per il
giovane Portogallo, dove la distinzione dei poteri istituzionali
vige in maniera sana. In Italia, dove tale divisione è
stata menomata, il discorso non è valido. E in America, mi
chiedo, il principio è ancora valido?, e in Guatemala?, e
in Cecenia? O bisognerà adattare questo principio a
seconda dei Paesi a cui ci si riferisce? LItalia alla
deriva, dunque. Quel titolo, che un mese fa faceva scandalo, oggi
appare eufemistico. LItalia è semplicemente allo
sbando. E credo sia necessario e urgente informare e mettere in
guardia (fino a quando ci sarà consentito) i cittadini che
questo sbando non approvano e che sentono di non far parte della
ciurma di questa nave. In unepoca in cui appare vincente
come mai la logica lapalissiana del Manzoni, e cioè che
chi il coraggio non ce lha non se lo può dare, credo
sia inutile aspettare salvatori della patria o miracoli: Padre
Pio può guarire lepilessia, ma la Costituzione non è
di sua competenza. E in questi tempi di revisioni sarà
bene anche rivedere limmagine che i secoli hanno depositato
sulla figura di Ponzio Pilato: forse era solo un uomo super
partes, dipende dai punti di vista. Ma chi pensava che ci siano
solide garanzie democratiche è bene che rifletta.
Inviolabilità del domicilio e perquisizioni solo su
mandato del magistrato? Ma se i magistrati non ci sono più
il mandato di perquisizione lo firma direttamente il ministro.
Anzi, non cè bisogno neppure che lo firmi: basta un
agente dei Servizi che bussa autorevolmente alla porta. È
il diritto di sciopero, allora? Ma via, è un vecchio
attrezzo di una Costituzione da rivedere con una legge varata ad
hoc e promulgata a spron battuto. Che poi gli scioperi, si sa,
nuocciono alla produzione di un Paese, lo rendono poco
competitivo. Alcuni giorni fa, alla trasmissione
radiofonica GR Parlamento, un arguto docente di diritto
dellUniversità di Roma, il prof. Armaroli, ha detto
una cosa che rivela la voglia di «modernità»
di questo Paese: che la Costituzione Italiana ha bisogno di
essere ritoccata perché i partiti che parteciparono alla
sua elaborazione (Democrazia Cristiana, partito Socialista,
partito Comunista, partito dAzione) non ci sono più.
Il prof. Armaroli ha una logica stringente: a quella Costituzione
non partecipò il Partito Nazionale Fascista, per ovvie
ragioni. Ma erano altri tempi. Oggi i tempi sono cambiati. Come
diceva il poeta barocco: cambiano i tempi, cambiano i
voleri.
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Pais Internacional
Antonio Tabucchi - L'UNITA'
11/12/2001
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