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Trincale: io a Silvio non vendo |
Il grande
cantastorie Franco Trincale vende tutto il suo archivio ma non
appende la chitarra al chiodo per continuare le sue lotte
politiche che tre anni fa gli valsero una denuncia niente poco di
meno che da Silvio Berlusconi. L'unica persona a cui il
giornalista con la chitarra non cederebbe il proprio
archivio anche se l'offerta fosse esagerata, pensate,
è proprio il premier. Perché Trincale ha deciso di vendere il suo patrimonio culturale: cartelloni, la chitarra, le rime, le corrispondenze famose, la discografia? Perché ho paura. Mi spiego. Io quando canto mi sento un giovanotto di venti anni. Quando non canto sono uno straccio. Cantare è la mia vita. C'è da dire che il materiale che cedo è la parte più consistente della mia testimonianza sonora. Io ho paura che nei prossimi anni mi troverò nella condizione di dover pensare "come farò a campare". Adesso vivo a Milano con 443 euro al mese di pensione. L'apparato politico e sindacale a me non hanno dato nulla. Attraverso questo materiale l'ente o la persona che acquisterà tutto potrà anche recuperare il denaro che mi offrirà attraverso la vendita dei miei cd. In sostanza cedo anche i diritti d'autore. In un'altra occasione affermasti che temevi anche che il tuo materiale possa essere smembrato e perduto. Ti dirò. È venuta a casa mia una signora argentina perché voleva acquistare un cartellone. Io cederò tutto il materiale che rappresenta 45 anni di attività: lotte nelle aziende occupate, le lettere di Berlinguer. C'è un museo svizzero interessato al mio archivio che ha mandato degli esperti a valutare il tutto. Io esisto perché la gente mi ha permesso di esistere, perché si è appassionata al mio pensiero. Oggi tutti si interessano a Trincale. È perché vendi l'archivio? La notizia è questa. Il Corriere della Sera, inoltre, mi ha messo in prima pagina. Tre anni fa la notizia fu la denuncia di Berlusconi perché secondo lui lo diffamavo. Smetterai di suonare, cantare, lottare? Questo lo devo dire (si infervora, ndr). Anche se cedo l'archivio non smetto di suonare. Le mie battaglie sonore non finiscono, anzi, lavoro per unire la sinistra. Venderesti il tuo materiale a Berlusconi? A lui neanche se mi dà duecentomila euro invece dei centoventimila che vorrei io. Pensa che un Berlusconi acquisterebbe del materiale che parla di lotte politiche di sinistra. Nei tuoi desideri cosa si dovrà fare con il tuo archivio? Mi auguro che
possa essere creata la casa del cantatorie in cui il materiale
possa essere vissuto e dove possa avere sempre significato per i
ragazzi delle scuole, per i giovani, per gli appassionati.
Cantastorie, purtroppo, non ce ne sono più. Sono finiti. I
cantastorie portatori di notizie sono finiti: esistevano solo
quando c'era l'analfabetismo diffuso e raccontavano i fatti di
cronaca a quelle persone che non sapevano leggere o in quei paesi
dove non arrivavano i giornali. Cosa ne pensi dell'interessamento del deputato regionale siciliano Villari che vuole creare un museo con il materiale di Franco Trincale? L'onorevole Villari è stato il primo ad interessarsi. Per quanto possa darsi da fare, immagino, che la regione governata dal centrodestra possa creargli non pochi problemi. Credo però che la cultura vada al di sopra degli schieramenti politici. La cultura del cantastorie è un veicolo di trasmissione di valori e idee popolari presso il potere politico. Questa è democrazia. Intervista di Enrico Cinaschi L'UNITA' 16/03/2005
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