"Mi piace il titolo di
questa collezione che ha realizzato lUnità: musica
per cuori ribelli. Esprime il senso di ribellione allo scontato,
al normale, allo stereotipato: un moto di ribellione
esistenziale, artistica, alle cose brutte, mediocri, di un mondo
brutto e mediocre che francamente non ci piace". Roberto
Vecchioni, che stasera è protagonista con Angelo
Branduardi di un incontro di musica e parole alla Festa nazionale
dellUnità a Milano, con il suo cd, allegato al
nostro giornale a 7 euro più il quotidiano a partire da
martedì, chiude la collana che ha proposto Vasco Rossi,
Gaber, i Nomadi, Pino Daniele, Battiato, Lolli. Lantologia
di Vecchioni comprende dodici canzoni di periodi diversi: dal
Tema del soldato eterno e degli aironi del 1991 a Ho
sognato di vivere del 1999) tratte da vari album (Blumun,
Il bandolero stanco, Per amore mio, Sogna
ragazzo sogna, Il cielo capovolto, Per amore mio.
Tra i brani inclusi in questa antologia c'è anche la
bellissima Canzone per Alda Merini registrata nel 1999 per
il cd Sogna ragazzo sogna. È ancora tempo di
poeti e di poesia? La poesia è uno dei generi di
salvezza più alti che abbiamo oggi a disposizione.
Ovviamente non tutta la poesia, ma quella che, secondo me, è
la più interessante, bella, perché parla di
sentimenti come se fossero cose vive, cose vere da toccare, da
sentire ogni giorno. Poesia che non è astrazione ma che è
fatta di case, di dolori fisici, di sudore che ti cola quando
ami. Ed è la poesia di Alda Merini. Vecchioni, un
suo libro è intitolato "Le parole non le portano
le cicogne". Sì, e questo Alda lo sa
perché conosce benissimo il valore, il senso delle parole.
Che usa in modo chiaro: non cerca vocaboli raffinati, ma parole
che possono capire tutti. Il suo modo di far poesia è uno
dei più alti, scrive al volo su pacchetti di fiammiferi,
su tovagliolini, come faceva Montale. Alda ha la costruzione
della frase che è già poesia perché lei è
così già nel suo dna. Nelle sue canzoni lei
cerca la stessa chiarezza? Il linguaggio in una canzone è
molto differente perché deve fare i conti con la musica e
con uno spazio preciso, mentre la poesia è libertà
assoluta, puoi scrivere tre versi o cinquanta, è tutta
un'altra situazione, tutta un'altra semantica. Però
bisogna non essere scontati, pseudopopolari come fanno in molti
che contrabbandano con "popolari" autentiche schifezze:
occorre essere più chiari possibile anche nelle metafore.
La cosa essenziale nelle poesie, come nelle canzoni, è che
devono arrivare prima al cuore e poi al cervello. Succedeva
anche quando scriveva successi per i Nuovi Angeli? Alla
fine degli anni Sessanta, primi Settanta, le canzoni erano tutte
un po' figlie dell'importazione americana, di un vago sentire del
sogno, capelli lunghi. Io cercavo di trovare cose e luoghi
inusuali dove ambientare le mie storie, come ad esempio
Singapore. La svolta è poi arrivata con Mogol che, con
Battisti, ha saputo dare un linguaggio semplice ma pertinente
alla canzone. Ho fatto molti brani scherzosi e mi divertivo
tantissimo. Altra epoca: è stato il mio praticantato alla
canzone. E oggi come funziona quest'apprendistato? È
tutto diverso. Del resto ogni società ha le produzioni,
libri, canzoni, tivù e il cinema che si merita. Oggi cosa
vende di più? Tutto ciò che è medio, che non
è né eccezionale né schifoso perché
l'85% degli italiani vive una vita media e allora le hit parade
sono fatte di canzoni medie, libri medi
Non c'è
un'equazione fra bello e venduto. Anche se alcune persone ci
cacciano dentro la parola "popolare" come se questa
fosse sinonimo di commerciale, il che è ridicolo e
pericoloso perché in molti, e sappiamo chi, fanno di tutto
perché il popolo, la media, rimanga ignorante sfornando
prodotti commerciali. Oggi ci sono due modi di fare canzoni:
seguendo l'istinto, come ad esempio fa Carmen Consoli che è
bravissima, oppure restando nella grande ondata, nell'orrenda
norma. Si segue la moda del momento cercando di piazzare un solo
verso che riesca a colpire l'ingenuità, la non capacità
di critica dei ragazzi. Che sono così non per colpa loro,
ma per quello che gli è stato dato. Adesso è
in tournée (prossima tappa sabato a Castagnole Lanze, in
Piemonte) con Patrizio Fariselli e Paolino Della Porta in
formazione jazz: perché? Perché mi sono
definitivamente rotto dell'apparenza della musica leggera, del
mettere in mezzo 40 strumenti per rifare sempre le stesse
canzoni. Ho 60 anni e non ho bisogno né di vendere né
di essere più celebre di quanto sono, che mi basta e mi
avanza. E allora voglio essere più libero. E libertà
significa avere due grandi musicisti jazz e basta.
Straordinario. Un'esperienza dalla quale nascerà un
cd? Sì, a metà ottobre uscirà il cd
registrato dal vivo di questa tournée, Luci di questa
sera, che avrà in allegato, come omaggio, un mio libro
nel quale faccio la parafrasi di otto favole famose (da
Cappuccetto Rosso alla Bella addormentata nel bosco):
nel concerto, prima di ogni canzone, racconto un pezzo di fiaba
che ha a che fare con la stessa canzone. Ho ampliato questi
raccontini e ne ho fatto un volume.
Intervista di Alberto Gedda LUNITA
28/08/2005
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