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CINEMA

Virzì: lo sfacelo visto da una ragazzina

Dalla lotta di classe all'invidia di ceto, dagli opposti estremismi alle opposte volgarità: l'Italia è cambiata e Paolo Virzì ne registra i mutamenti attraverso gli occhi di una tredicenne che dalla provincia si trasferisce a Roma con la mamma casalinga rassegnata e il padre insegnante con smanie di arrampicatore sociale.

Caterina va in città”, si intitola il film, da venerdì in 150 sale, interpretato Sergio Castellitto, Margherita Buy, Claudio Amendola, Flavio Bucci, e l'esordiente assoluta Alice Teghil, la Caterina del titolo, 14enne di Tivoli. Più le apparizioni di Roberto Benigni, Michele Placido, Maurizio Costanzo e Giovanna Melandri.

Nella capitale la ragazzina, che ama Verdi e canta nel coro del suo paesino, verrà sballottata letteralmente fra destra e sinistra, incarnata dalle due compagne di scuola che si contendono la leadership della classe sbandierando gli opposti tic estetici e linguistici delle opposte ideologie dei rispettivi padri: intellettuale di sinistra l'uno, viceministro di Alleanza Nazionale l'altro, entrambi genitori distratti, troppo concentrati su loro stessi per occuparsi delle figlie; ma sballottata anche dal padre che cerca di farle stringere amicizie altolocate, occupandosi fin troppo di Caterina e nel modo sbagliato.

Paolo Virzì, una vera schifezza, l'Italia che ci racconta con il suo complice sceneggiatore di sempre Francesco Bruni.

Se avessimo faccia tosta di disegnare metafore, diremmo di sì. Invece ci occupiamo di esseri umani, cerchiamo di vedere i torti e le ragioni di tutti, senza segnare sulla lavagna i buoni e i cattivi. Il protagonista, Sergio Castellitto, il professore frustrato, per esempio: gli vogliamo bene e lo detestiamo contemporaneamente. Lo detestiamo perché racconta un sentimento tipico di questi anni: il senso di esclusione da tutti i simboli del successo sociale, che sia il “Costanzo Show” o l'anteprima di un film, il livore sordo, patologico, sinistro, invidioso che molti sentono. Però il dolore e la disperazione provocata da questo sentimento malato sono autentici.

Neanche il quadro della Destra e della Sinistra è confortante.

Attenzione, parliamo di piccole sezioni elitarie della città, non facciamo un trattato socio-politico nazionale. Descriviamo i vincenti come li immaginiamo noi, anche con le loro ombre, quando ce ne sono. Non parliamo dei vertici, anche se Berlusconi meriterebbe un film a parte.

Come già nei suoi film precedenti, da “La bella vita” a “Ferie d'agosto” a “Ovosodo”, la speranza è nella provincia e nei giovani

Nella grazia, nell'innocenza, nella capacità di non farsi contagiare, di trasformare l'esclusione in forza che hanno certi provinciali, sì. Caterina all'inizio perde un po' il senso di se stessa, ma ha una vera passione, la musica, che la salverà dalla solitudine, mentre le altre, non avranno modo di sfuggire alla privazione affettiva delle loro famiglie distratte.

Intervista di Maricla Tagliaferri – IL SECOLO XIX – 21/10/2003

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