Se
in questi giorni, compagni toscani, incontrate un cinese che si
aggira per la vostra regione, indagate prima di accusarlo di
aggressività industriale. Chiedetegli almeno
come si chiama: se la risposta è Wang Xiaoshuai,
trattatelo con simpatia e rispetto. È un grande regista,
autore di capolavori come Le biciclette di Pechino (Orso
doro a Berlino 2001) e Shanghai Dreams (premio della
Giuria a Cannes 2005). Inoltre, compagni toscani, Wang sta
lavorando per voi: per la Regione Toscana e la Toscana Film
Commission realizzerà un documentario intitolato Tuscany
Dream, che servirà a vendere la Toscana ai
cinesi. È unoperazione di marketing. Ma è
marketing intelligente - e con una sua raffinatezza di fondo che
sfiora, lo diciamo con complice simpatia, lo snobismo. La Toscana
ha unimmagine consolidata nei paesi anglosassoni, ed è
limmagine del Chiantishire, del Mulino Bianco e dei casali
ristrutturati dai ricconi inglesi e americani, limmagine
oleografica che produce film orrendi come Sotto il sole della
Toscana di Audrey Wells. Wang è un regista talmente
bravo, che non potrà - nemmeno volendolo - realizzare un
film banale. È in questi giorni in tour in
Toscana (è stato a Viareggio, oggi è a Firenze), ma
quando labbiamo incontrato a Venezia è stato
lapidario: Non darò unimmagine americana
della Toscana. Ma nemmeno unimmagine cinese.
Darò la mia immagine. Io so lavorare solo
così. Il film di Wang verrà proiettato
sulle tv cinesi nel 2006, in occasione dell anno
dellItalia in Cina. Cosa conoscevi della
Toscana e, più in generale, dellItalia prima di
ricevere questa proposta? Ero stato una volta a Firenze.
Credo sia la città più bella che ho visto in vita
mia. Più bella di Venezia? E chi lha
vista, Venezia? Nei giorni della Mostra sono sempre rimasto al
Lido. Sono impaziente di iniziare i sopralluoghi e di imparare il
più possibile sulle tradizioni toscane, dal punto di vista
storico, artistico, antropologico, etnografico, culinario. Vorrei
conoscere la gente comune, le famiglie, capire come vivono.
Vorrei restituire ai cinesi unimmagine della Toscana
autentica, fuori dal luogo comune. Quando in Cina si parla
di Italia, a cosa si pensa? Al calcio. Tutti seguono la
serie A. Tutti conoscono lInter e il Napoli. Ah,
fantastico. Il Milan e la Juve no? Non saprei. A me piace
guardare il calcio, ma non sono un gran tifoso e conosco Inter e
Napoli. Poi, per una relativa minoranza di persone, lItalia
è anche storia, cultura, arte... Ah, e tutti sanno cosè
la mafia. Ecco, io vorrei raccontare ai cinesi qualcosa di
totalmente diverso da questi luoghi comuni. Vorrei lanciare ai
miei connazionali un monito, mostrando loro il ritmo
italiano, la vostra capacità di lavorare in modo umano e
tranquillo, di essere moderni rispettando le tradizioni. Oggi la
Cina pensa solo ad arricchirsi velocemente, a prezzo di ritmi di
vita spaventosi. Paghiamo lo sviluppo con una velocità
vorticosa, alienante, che ci sta portando a rimuovere il nostro
passato, la nostra cultura, la nostra memoria. Vorrei capire se,
in Italia, avete individuato la ricetta giusta per crescere senza
perdere la vostra identità. In questo, noi cinesi abbiamo
qualcosa da imparare da voi. In Occidente molti sono
spaventati dallaggressività cinese sui mercati. Qual
è il tuo punto di vista, da artista e cineasta? Posso
dire che anche nel cinema ormai impera il marketing. La
produzione è totalmente subordinata agli affari... Anche
in Cina, la cultura non dà più da vivere. Io faccio
un film solo quanto sento di doverlo fare. Questo mi ha
procurato, in passato, grandi difficoltà. Solo che una
volta le difficoltà erano politiche, ora sono economiche.
Chi vuole arricchirsi con il cinema deve investire sulla
pubblicità o sulle tecnologie. Per mia fortuna, non aspiro
ad arricchirmi, ma solo ad esprimermi. Tu hai raccontato
la Pechino moderna meglio di chiunque altro, in Le biciclette
di Pechino. Come sta cambiando la tua città? Pensi di
girare altri film che documentino in diretta il suo
sviluppo? Mi piacerebbe, ma Pechino cambia troppo
rapidamente per raccontarla con i tempi del cinema. Io stesso,
che ci vivo, non la riconosco più. Larricchimento
così veloce ha portato al caos. Sono daccordo con la
modernità, con i cambiamenti, ma vorrei che la mia città
conservasse la memoria di ciò che era. I lavori per le
Olimpiadi hanno ovviamente accentuato la frenesia. Non vedo lora
che il 2008 passi per ritrovare una città un po più
rilassata. Shanghai Dreams, invece, è un
film sulla memoria della Cina maoista, e di una classe operaia
che sembra aver perso ogni centralità nella vita e
nelleconomia del paese... Era soprattutto un film su
una classe operaia che non poteva fare scelte, che veniva
deportata da un capo allaltro del paese,
sradicata dalle proprie memorie, dalle proprie case... Questo ha
creato unintera generazione incapace di scegliere: la Cina,
per decenni, ha come soppresso la vita individuale. Lunico
aspetto interessante del frenetico sviluppo che la Cina sta
conoscendo è proprio la possibilità di scegliere.
Quello, almeno, cè: è un processo in atto, e
riguarda milioni di persone. È a loro che si rivolge un
film sullItalia. Unultima cosa. Sai che in
Toscana, soprattutto a Prato, cè una numerosissima
comunità cinese? Sì. Vengono quasi tutti
dalla città di Guangzhou. Mi piacerebbe incontrarli. Ma
per mia esperienza personale, non per il film. Il film è
sullItalia, non sui cinesi allestero. Inoltre, dovete
capire che nel fenomeno dellemigrazione cinese lItalia
è una goccia nel mare. Chi sogna di emigrare pensa agli
Stati Uniti, al Canada, allAustralia. In Italia, i cinesi
vorrebbero venirci in vacanza.
Intervista
di Alberto Crespi LUNITA 21/09/2005
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