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sono molti gli artisti capaci di creare qualcosa che arrivi
dritto al cuore di migliaia di persone senza tradire il proprio
talento. Burt Bacharach è uno di questi. Come Hal David,
l'autore dei testi nel periodo centrale della storia di
Bacharach. Come Dionne Warwick, la voce di capolavori della
coppia come Don't Make Me Over, Walk On By, I
Say A Little Prayer o Do You Know The Way To San José?
Questo terzetto di autori/produttori/musicisti ha realizzato un
lavoro di grande bellezza e ha dolcemente costretto chi li
ascoltava a seguirli su strade spesso impervie - cambiamenti di
tempo, salti di tonalità, arrangiamenti innovativi - ma
sempre e comunque affascinanti e immediatamente fruibili. In
Italia per due concerti - uno questa sera a Roma, all'Auditorium
di Via della Conciliazione, l'altro sabato 25 marzo a
Costabissara (a 10 km da Vicenza), nello spazio Maxlive - questa
straordinaria interprete ha attraversato quarant'anni di storia
della popular music con una classe e un'eleganza infinite,
regalando a tutti gli artisti con cui ha collaborato - da Isaac
Hayes a Luther Vandross, dal team Holland, Dozier & Holland a
Stevie Wonder, da Johnny Mathis ai Bee Gees - un tocco subito
riconoscibile. Dionne Warwick ha risposto con grande cortesia
alle nostre domande. Nella sua lunga carriera lei non si è
occupata soltanto di cantare, ma sembra che la musica alla fine
sia sempre la cosa più importante. Cosa sta facendo in
questo periodo, c'è un nuovo album in cantiere? Sto
preparando un album di duetti che uscirà ad agosto. I miei
partner hanno scelto i brani che volevano cantare con me e li
abbiamo registrati. Cosa pensa delle nuove voci della
musica americana? C'è qualche cantante che le piace in
modo particolare? Tra le voci femminili direi Mariah
Carey, tra quelle maschili Usher. stanno facendo tutti e due una
bellissima carriera. Che musica ascolta, se ha tempo e modo
di farlo? Musica brasiliana. È una musica gioiosa e
mi fa sentire bene. È facile da ascoltare. non faccio
distinzioni tra quella del passato e quella di oggi... è
sempre musica. Lei ha cominciato a cantare in un coro
gospel, una grande scuola... La migliore in assoluto. I
cori gospel hanno ancora la funzione di palestra per nuove
voci? Anche la musica gospel è cambiata. I giovani
fanno cose che sono più legate alla loro vita ed è
giusto che sia così, perché devono poter esprimere
ciò che vogliono. Il gospel sta per arrivare alla
fine. Lei aveva appena diciotto anni quando ha inciso il
suo primo disco e Don't Make Me Over è stata un
successo straordinario. Immaginava che sarebbe accaduto e che
sarebbe stato il primo di una serie infinita di hit? No.
Nessuno se lo immaginava! (ride) Era una canzone completamente
diversa da quello che si suonava e si incideva in quel periodo.
Fu una sorpresa per tutti quelli che avevano contribuito a
crearla. Il suo nome è legato indissolubilmente a
quello di Burt Bacharach. Possiamo dire che la sua è la
voce perfetta per le canzoni di Bacharach? Io aggiungerei
a quello di Bacharach il nome di Hal David. Non bisogna mai
dimenticare che era lui a scrivere i testi delle canzoni. È
stato molto bello lavorare insieme. Loro scrivevano per me e
penso siano le persone migliori tra quelle che lo hanno
fatto. Lei ha lavorato con molto artisti famosi, ma non le
chiederò quale sia il suo preferito. Vorrei sapere però
cosa deve fare un musicista per conquistare la sua
fiducia. Devono prima di tutto capire che io sono me
stessa e che tutto quello che faccio deve essere all'altezza del
mio passato. Nella scaletta del suo concerto c'è una
larga parte dedicata ai suoi successi. Non si stanca mai di
cantarli? Mai. Sono come dei miei figli. Qualche
settimana fa camminavo nei pressi della stazione Termini e ho
sentito un facchino fischiettare una delle sue canzoni. Una cosa
bellissima... Ho sempre pensato che dovremmo fare dei monumenti
ad artisti come lei, che portano gioia e armonia in questo mondo
tormentato. Grazie. È quello che fa la musica. E io
sono felice di esserne parte.
Intervista di
Giancarlo Susanna L'UNITA' 24/03/2006
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